FOTO DELLA VEGLIA DI PREGHIERA ITINERANTE
FATTA A GROTTAFERRATA
LA SERA DELLA VIGILIA DELLA
BEATIFICAZIONE DI TERESA
FRASCATI 31 OTTOBRE 2015
CERIMONIA DELLA BEATIFICAZIONE DI TERESA
OMELIA DEL CARDINALE ANGELO AMATO
Con i santi la città di Dio introduce nella città dell’uomo l’energia vitale del bene e del bello. I santi sono uomini e donne, grandi e piccoli, ricchi e poveri, che hanno dato una testimonianza concreta di fedeltà quotidiana alla misericordia di Gesù e al suo Vangelo. La Chiesa non avvolge i santi nel mantello della invisibilità, ma, al contrario, li celebra, li glorifica, li espone all’ammirazione di tutti, perché essi costruiscono un mondo fraterno, sano, giusto. I santi sono una risorsa insostituibile per la vita buona della società.
La grazia di Dio trasforma gli eventi ordinari della loro quotidianità in una storia straordinaria, ammirevole, eroica, esemplare. Essi mostrano che la santità è una concreta possibilità per ogni battezzato. Per questo l’hanno voluta, desiderata, amata, spesso fin da piccoli, per una speciale illuminazione dello Spirito di Dio, lo Spirito di santità.
È questo il significato dell’odierna cerimonia di beatificazione, di Madre Maria Teresa Casini, fondatrice delle Oblate del SS. Cuore di Gesù, che – come dice Papa Francesco nella Lettera Apostolica – «consacrò la sua vita alla santificazione dei sacerdoti, accompagnando il loro ministero con le preghiere e le opere».
2. La cura, infatti, delle vocazioni sacerdotali nel loro sbocciare e nel loro misterioso fiorire fu l’intuizione carismatica di Madre Casini, da lei attuata con una materna disponibilità alla voce del Signore, con una preghiera assidua e fiduciosa e con una sorprendente creatività. «Dare alla Chiesa santi sacerdoti» fu la ragione del suo apostolato e della sua coraggiosa e profetica pedagogia vocazionale.
La Madre intravide per tempo la carenza delle vocazioni sacerdotali, affrontandola con coraggio e concretezza e proponendosi di donare alle diocesi molti e santi sacerdoti, rinnovati dal fuoco della Pentecoste. Da questa sua intuizione nacquero i preseminari e i collegi dei Piccoli Amici di Gesù, con lo scopo di preservare e coltivare la vocazione di quei fanciulli, che il Signore chiamava al suo servizio. Ma la generosità della sua carità si estese all’assistenza dei sacerdoti anziani, ammalati, poveri e, anche, infedeli. Madre Teresa voleva sacerdoti santi, perché non fossero una spina sanguinante nel Cuore di Gesù.
Di qui i tre pilastri della sua spiritualità, lasciata in eredità alle sue Figlie spirituali: a. avere gli stessi sentimenti di Cristo, attraverso una convinta devozione al suo Cuore trafitto; b. valorizzazione del sacerdozio ministeriale, amato, implorato e aiutato in tutte le forme possibili; c. riparazione e immolazione nascosta, silenziosa, costante per la fedeltà e la santità dei sacerdoti.
3. Conoscere più da vicino la vicenda della vocazione della nuova Beata fa risaltare maggiormente il suo sì alla chiamata del Signore, la sua fortezza nella perseveranza e il suo coraggio nella fondazione di una nuova comunità religiosa. Maria Teresa Lutgarda Casini nacque a Frascati il 27 ottobre 1864 da Tommaso e Melania Rayner, francese. La famiglia era di agiata condizione economica perché il papà ingegnere era direttore di una fornace per la cottura dei mattoni. Il genitore, uomo pio e devoto alla Chiesa, il giorno del battesimo della bambina invitò i poveri della città, ai quali elargì una generosa elemosina di denaro. Si adoperò poi a formare cristianamente la fanciulla. L’accompagnava in chiesa a pregare. Le dava in mano dei soldi da consegnare ai poveri. Questo gesto di carità rimase per sempre impresso nella memoria di Teresa, che, crescendo, diventò sempre più generosa verso i bisognosi ai quali dava quanto aveva di suo, in silenzio e con discrezione. Nonostante un atteggiamento piuttosto vanitoso della mamma, la giovane sentì fin da piccola la chiamata alla vita religiosa.
Nel 1874 morì l’amatissimo papà, lasciando la piccola in uno stato di profonda prostrazione. Egli infatti le era padre, amico, educatore. La famiglia si trasferì da Frascati a Grottaferrata accolta con bontà dai nonni materni, che vivevano anch’essi in condizioni di agiatezza economica. Qui è nonna Melania Jossart, che si occupa della formazione umana e cristiana di Teresa, mentre la mamma va incontro a un secondo matrimonio con nuovi figli.
4. A diciotto anni, Teresa diede una svolta alla sua vita quando scelse come confessore e direttore spirituale il padre basiliano Arsenio Pellegrini, dell’Abbazia greca di Grottaferrata, che la spronò a un comportamento in armonia con il suo desiderio di consacrazione. Teresa smise gli abiti eleganti e iniziò una vita di ascesi e di mortificazione. Rifiutando ogni proposta di matrimonio, manifestò ai suoi l’intenzione di farsi religiosa. L’opposizione fu netta da parte dei suoi parenti ad accezione della nonna, che invece la incoraggiò.
Teresa entrò così il 1° febbraio 1885 nel monastero delle Clarisse della SS. Concezione presso S. Pietro in Vincoli a Roma, conosciute come le “Sepolte vive”. Vi rimase solo per alcuni mesi, trascorsi nella gioia e nell’entusiasmo spirituale. Poi, per ragioni di salute, fu costretta a ritirarsi ai primi di dicembre del 1885.
5. Dopo varie vicende, tornò a Grottaferrata dove visse da sola, sostenuta dall’aiuto generoso della mamma, che aveva finalmente accolto questa sua vocazione. Il raccoglimento le permetteva una preghiera più assidua e un tenore di vita più povero. Il suo abbigliamento era dimesso, fatto di abiti consunti e rattoppati. Non si vergognava di andare ad attingere l’acqua alla fontana insieme alle altre donne del popolo. Si recava nel bosco per la legna e tornava a casa con un mazzetto d’insalata raccolta nei campi.
A poco a poco si unirono a lei altre giovani, che desideravano condividere l’esperienza di preghiera, di riparazione e di consolazione del Cuore di Gesù. Il direttore spirituale, Padre Arsenio, provava la saldezza delle sue convinzioni, umiliandola. La faceva andare, ad esempio, a mendicare la minestra del monastero insieme ai poveri del paese. Oppure la obbligava a recarsi a Roma per elemosinare le somme indispensabili alla costruzione della casa della nuova congregazione. Fu così che il 2 febbraio 1894, con l’autorizzazione del Vescovo di Frascati, il Cardinale Serafino Vannutelli, Teresa Casini con le prime cinque compagne diede inizio ufficialmente all’Istituto allora chiamato delle Vittime del Cuore di Gesù. La Casini divenne prima superiora della piccola comunità.
5. Le letture bibliche odierne offrono gli elementi essenziali per inquadrare la santità di Madre Casini: la sua fedeltà di sposa di Gesù (Osea, 2,16-22); il suo culto spirituale gradito a Dio, fatto di sacrificio vivo e santo (Rm 12,1-2); la sua sapienza spirituale, ricca di mitezza e umiltà di cuore (Mt 11,25-30). La fede fu la leva della sua esistenza, una fede eucaristica: «Il punto saliente della vita della Madre Teresa è l’attrattiva verso la Divina Eucaristia. […] Da questo amore si sviluppò la sua particolare vocazione e poi l’Opera da lei fondata».
Fin da piccola era stata un’adoratrice ardente dell’Eucaristia, trascorrendo alcune ore del pomeriggio ai piedi del tabernacolo. Questa prossimità a Gesù permetteva al suo cuore di staccarsi dalla vanità delle giovani della nobiltà, rinunciando agli agi della sua condizione sociale e rifiutando gioielli e accessori alla moda.
Dai frequenti e intensi colloqui eucaristici fu ispirata a consolare il Sacro Cuore di Gesù, ferito da coloro che lo offendevano e soprattutto dalle spine dei sacerdoti che non corrispondevano alla loro vocazione. Col permesso del confessore cominciò allora a fare penitenze afflittive, come discipline, cilizi e veglie notturne di preghiera. Voleva essere una vittima di riparazione per gli oltraggi fatti al Signore.
Era, però, prudente nei confronti delle sue suore. A una che durante la quaresima le prospettò un elenco delle penitenze che voleva fare, la Madre rispose semplicemente: «No, tu farai solo quello che ripugna al tuo amor proprio».
l’Istituto da lei fondato ebbe come carisma proprio questa esigenza di riparazione. L'adorazione eucaristica quotidiana, anche notturna, costituiva per lei e le sue consorelle un appuntamento da non trascurare neppure nelle giornate più faticose. Amava il decoro della cappella e del tabernacolo, luogo privilegiato della presenza di Gesù.
Con la mente rivolta a Dio e confidando nella Divina Provvidenza la Madre superava situazioni difficili e spiacevoli. Niente e nessuno riuscivano ad avvilirla. Ripeteva spesso che non si sarebbe lasciata vincere dallo sconforto. Le cose terrene erano accolte e valutate nella prospettiva del paradiso: «La Madre –testimonia una consorella – era un’anima assetata di Dio».
6. E la carità divina incendiò la sua esistenza, che diventò amore del prossimo, vicinanza, generosità. Abituata fin da piccola, non si lasciava vincere dalla grettezza, ma dava con generosità denaro, cibo e assistenza a coloro che le tendevano la mano.
Suor Donatina Poppa dichiara: «Amava i poveri. Volle che la Suora portinaia non mandasse mai via alcun povero prima di avergli dato un’offerta. Ricordo anzi che rimproverò duramente la portinaia quando venne a sapere che aveva mandato via un povero senza avergli dato nulla. Ricordo ancora che ogni giorno veniva da noi una certa Raparelli a prendere il pranzo».
Questa donna, la Raparelli, era un’ex religiosa che aveva lasciato l’Istituto. Madre Teresa ebbe per tutta la vita una particolare carità verso di lei, alla quale offriva quotidianamente cibo e sostegno per sollevarla dall’indigenza.
Era premurosa con le consorelle con manifestazioni di squisita bontà materna. Ad esempio, a una suora che stava ore e ore seduta al telaio del ricamo, la Madre, vedendola pallida, disse di uscire per fare una passeggiata. Anzi le sue parole precise furono: «Corri, vai in giardino e giralo per 50 volte e se non ti basta, anche di più, poi ritorna a lavorare».
Un giorno una giovane consorella, che aveva accompagnato l'economa a Frascati per le spese, scaricando la roba, si accorse che il fiasco dell’olio si era rotto. L’economa per poco non la mangiava viva. Piangendo la poveretta si recò dalla Madre, la quale, facendole il segno abituale della croce in fronte, la tranquillizzò con un bel sorriso. Non solo non la rimproverò, ma con tenerezza e comprensione le offrì un bicchiere d’acqua per calmarla dall’angustia dell’incidente.
Un'altra consorella, Suor Leonardina Di Pierro, aveva un temperamento gioviale ed estroverso e mancava spesso al silenzio. Aveva sempre voglia di ridere e scherzare. Un giorno, approfittando dell’assenza della Maestra, si mise a fare la buffona, imitando la voce degli animali e il modo di camminare di alcune suore. Tutte si divertirono e risero di gusto. Di tutto ciò Suor Leonardina si accusò presso la Maestra, la quale arrabbiatissima la condusse dalla Madre, riferendole l'accaduto. Al racconto della Maestra, Madre Casini aveva anche lei tanta voglia di ridere, ma si sforzò di restare seria. Poi, simulando una certa severità e non potendo esimersi dalla punizione, ingiunse alla giovane di mettere per qualche minuto sulla fronte un cartello con la scritta: «Io sono una buffona e faccio ridere anche durante il silenzio». Insomma, la Madre perdonò volentieri l’esuberanza giovanile della consorella.
7. Ovviamente, una particolare benevolenza ella esercitava nei confronti dei ministri dell'altare, nei quali vedeva le persone più vicine e più care al Cuore di Gesù. Aiutava i sacerdoti bisognosi con vestiti, denaro, biancheria, medicine. Si adoperò anche per la formazione delle vocazioni. Desiderava che i piccoli seminaristi fossero trattati bene e che il cibo fosse sano e abbondante. Ella stessa lo esaminava in cucina con una grossa forchetta.
Ancora oggi è questo lo scopo principale dell’Istituto. Le Suore Oblate provvedono all’assistenza dei sacerdoti in cura d’anime, dei sacerdoti malati, anziani e abbandonati. E le loro opere sono diffuse non solo in Italia, ma anche all’estero, negli Stati Uniti, in Brasile, India, Guinea Bissau, Perù. Sull’esempio e con la generosità della loro Beata Fondatrice le Suore, inoltre, assistono i poveri, istruiscono i bambini, aiutano le famiglie bisognose, educano alla vita cristiana.
8. Cosa dice oggi la Madre alle sue figlie? Le invita a perseverare nel loro apostolato di educazione e di formazione dei giovani, per un cammino vocazionale, e a promuovere l’Opera dei Piccoli Amici di Gesù. Le chiama poi a rinnovare il loro impegno di accoglienza e di assistenza ai sacerdoti nelle parrocchie, nei seminari, negli episcopi.
Le sollecita, infine, a fondare il loro apostolato sulla spiritualità oblativa, fatta di santità quotidiana, nutrita di preghiera e di sacrificio. In tal modo le Oblate del Sacro Cuore di Gesù continuano ad edificare la città dell'uomo con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso del nostro Salvatore.
Ma anche noi, sull'esempio della Beata Teresa Casini, siamo chiamati a partecipare a questa missione rendendo, il nostro quotidiano pellegrinaggio un rigoglioso tempo di compassione. «Oggi - ha detto Papa Francesco nell'omelia di chiusura del Sinodo sulla famiglia - è tempo di misericordia».
Beata Teresa Casini, prega per noi!