"Se il chicco di frumento non muore, rimane solo; se muore crescerà".

L'OFFERTA SUPREMA DELLA BEATA

MARIA TERESA CASINI,

FONDATRICE

DELLE SUORE OBLATE

DEL SACRO CUORE DI GESU'

Madre Teresa anziana e allettata con i

Madre Teresa anziana e allettata con i "Piccoli Amici di Gesù" diventati tutti Sacerdoti.

“Cuore trafitto di Gesù, a cui tutto desidero immolare in me, e così attestarti il mio amore e consolare il tuo trafitto Cuore, ti prego nella bassezza del mio nulla, di voler distruggere in me ciò che vi ha di più nobile, quello che costituisce il fondo del mio cuore, cioè ‘Il desiderio della vita’ per compiere i desideri del tuo trafitto Cuore, cioè ‘l’Opera delle Oblate e delle Vocazioni al Sacerdozio’.

Questo desiderio della vita ti usurpa la gloria che solo a te è dovuta, perché occultamente appropria a me ciò che è tutta opera tua.

Purifica, distruggi, annienta in me questa parte più eletta del mio cuore; ed il vuoto che questa immolazione lascia sia dal tuo intimo dolore e dal tuo amore riempito”.

Madre Maria Teresa Casini

Una perla preziosa

nelle mani di Dio:

Oblata del Sacro Cuore di Gesù

suor Maria Anna Volante,

Vittima d'amore

e

per la santificazione dei Sacerdoti

IL PAESE NATIO

Piccolo paese montano in provincia di L' Aquila a metri 1.050 di altitudine, fra i monti alberati del Parco Nazionale d’Abruzzo, Barrea appare allo sguardo soltanto quando si giunge a breve distanza, proseguendo sulla strada piena di tornanti che vi ci porta.

Nel mirare le case ammucchiate sul pendio, si ha l’impressione di vedere un presepio animato, di altri tempi. Un paese fra il verde, quieto, isolato, irto su rocce, di fronte all’orizzonte ove lo sguardo spazia sull’infinito e dove, avvolti da un silenzio quasi irreale, si può parlare col Creatore e ascoltarLo, senza che alcuna cosa turbi quei colloqui intimi.

UNA NUOVA CREATURA: FIGLIA DI DIO

Il sedici marzo 1900, mentre il paese è avvolto ancora nel clima invernale, anche se giornate limpide, inondate di azzurro e di sole, rinfrancano il fisico e fanno presagire l’imminente primavera, una bimba allieta con la sua nascita la famiglia Volante. I genitori, Silvestro e Anna Lucia, ne sono felici. Al Sacro Fonte, nella Chiesa Parrocchiale dedicata a San Tommaso Apostolo, vengono imposti alla bimba due nomi: " ANNA ROSA ".

I PRIMI ANNI

La bimba cresce. Nella sua casetta modesta, quasi povera, vive una vita sana, serena, sobria, ignara del lusso e delle comodità dello stile cittadino.

I monti formano una bella cortina che nasconde il suo paesello. I mezzi di comunicazione sono così rari che il rischio di un inquinamento a tutti i livelli sembra inesistente.

Nella famiglia, ormai numerosa, Anna, la primogenita, si impegna nei vari lavori domestici. Procura la legna per riscaldare la casetta in modo che si avvertano di meno i rigori invernali. E’ svelta e animata sempre da buona volontà. Le compagne del tempo la ricordano così. Nella loro voce c’è una nostalgica, affettuosa ammirazione verso l’antica concittadina, che abitava accanto, appena a due porte di distanza dalla loro abitazione.

IL SEME GERMOGLIA

Intanto una piccola Comunità di Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù, venuta da Grottaferrata (Roma), svolge a Barrea il suo apostolato mediante la Scuola Materna. Qui i bambini vengono trattati bene, imparano tante cose. I genitori sono contenti, ve li accompagnano con piacere e hanno piena fiducia nelle suore.

Ben presto le ragazze del paese fanno amicizia con le Religiose. La mattina esse frequentano le classi elementari nella Scuola Comunale, e nel tempo libero del pomeriggio si recano all’Asilo, dove le Suore si prestano volentieri ad insegnare loro lavori di cucito, canti in onore della Vergine Maria e per la Liturgia Eucaristica, e colgono l’occasione per parlare loro di Gesù. Senza che se ne avvedano, svolgono una saggia catechesi.

Gli insegnamenti penetrano nelle anime semplici e intatte delle fanciulle. In alcune si delinea attraente il desiderio della vita consacrata a Dio. Forse non si pongono proprio il problema della scelta dello stato, tanto è chiaro il fascino della consacrazione a Dio. Anna Rosa ha solo 15 anni, ma con precoce maturità pensa:" Potrei farmi Suora come loro".

Gesù lavora nella sua anima semplice, che ascolta, e si rende disponibile. Un bel giorno si decide; manifesta il suo desiderio alle Suore che subito l’accettano perché già la conoscono bene.

VERSO LA NUOVA META

I genitori di Anna Rosa, buoni e semplici, non osano contrastare il desiderio della loro amata figlia. Hanno seguito il suo progressivo sviluppo fisico e morale con affettuosa ammirazione. La vedono bella, alta, slanciata, comprendono la serietà della sua decisione, e benché sia ancora quindicenne, la ritengono idonea per la vita religiosa e si stimano fortunati della scelta che Dio ha voluto fare nella loro famiglia.

Il calendario del 1915 presenta l’ultima data dell’anno, che tramonta per inabissarsi nella storia passata:"31 dicembre". Per Anna Rosa questa data segna le ultime ore trascorse in famiglia, il distacco sofferto ma lieto dai cari genitori, dalle sorelle e dai fratelli, e la partenza verso Roma. Si può affermare che Anna parte, seguendo il cammino che Cristo le addita, attirandola a Sé.

GROTTAFERRATA

Una vita nuova, del tutto diversa da quella vissuta finora, si apre dinanzi ad Anna Rosa. Grottaferrata è una ridente e panoramica cittadina dei Castelli Romani.

Qui c’è un piccolo monastero fatto costruire da poco più di un ventennio dalla giovane Madre Teresa Casini, la quale ha dato vita ad una nuova Famiglia Religiosa: “Le Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù". Le Suore non sono molte, ma sono tutte giovani ed entusiaste della loro consacrazione a Dio, entusiasmo da tradurre in testimonianza di vita virtuosa e coerente. Esse costituiscono il primo gruppo che vive per un grande ideale, nascosto come la perla fra le valve di un’ostrica: consolare il Cuore di Gesù e pregare per la santificazione dei Sacerdoti.

In questo ambiente Anna Rosa, nel primo fiore della sua giovinezza, trova un clima favorevole e benefico. Trascorre il tempo del Probandato(1) nell’esercizio delle virtù religiose. Di volontà ferrea, non lascia intentato alcun mezzo per acquistare lo spirito della Famiglia Religiosa, di cui sta per entrare a far parte e pratica le virtù proprie, insegnate dalla Madre Teresa, maestra impareggiabile e guida trascinatrice.

I pensieri di Anna Rosa si proiettano nell’avvenire e lei si ripromette di fare molto per la gloria di Dio e per il bene delle anime. Si dedica perciò con docile obbedienza e con amore agli studi, al lavoro, al canto, alla musica, e vi riesce mirabilmente. E’ fervorosa nella preghiera e ama particolarmente l’adorazione al Santissimo Sacramento.

La Madre Teresa e le Consorelle sono ammirate del lavoro che la grazia di Dio fa in questa giovane dalla tempra forte come i monti del suo paese natìo, ricchi di verde e di fiori campestri, nati solo per la gloria di Dio Creatore.

Il giorno dell’Immacolata: 8 dicembre 1916, dopo undici mesi di Probandato, Anna Rosa indossa il santo abito religioso insieme ad altre quattro Probande.

La Madre Teresa Casini ha una spiccata e filiale devozione verso la Madonna, insieme ad una particolare stima per il nome che si riceve al Santo Battesimo, perciò alla Vestizione Religiosa fa conservare a ciascuna novizia il proprio nome di battesimo, ma lo fa precedere da quello della Madonna: Maria. Così la giovane Probanda Anna Rosa riceve insieme al candido abito delle Oblate, il nome di:" Suor Maria Anna”.

In questa circostanza Suor M. Anna, sotto l’impulso di una forte ispirazione divina, offre tutta se stessa al Signore quale vittima di espiazione per il bene della Santa Chiesa e per la santificazione dei Sacerdoti.

L’inizio del Noviziato, e l’offerta di sé fatta spontaneamente, sono per Suor M. Anna un nuovo incentivo alla virtù: con maggiore amore e crescente impegno vive l’obbedienza, l’umiltà, i1 sacrificio. Ella, forse internamente sicura che Dio ha accettato l’offerta della sua vita e presaga della sua prossima fine, parla spesso della morte, del Cielo, ed in ogni piccola occasione esorta le consorelle di noviziato all’amore verso il Sacro Cuore di Gesù, al sacrificio ed alla riparazione.

Il 24 gennaio 1917 suor Maria Anna avverte nel suo fisico un po’ di calore insolito. E’ una febbretta, che le dura quattro o cinque giorni. Nulla di allarmante; nessun sintomo che possa far presagire la sua imminente dipartita da questo mondo. Ella, però, all’apparire di questa febbre, dice apertamente che morirà, e chiede in grazia di essere sepolta vicino ad una Consorella deceduta circa diciotto anni prima, in concetto di santità. (si presume che sia Suor Maria Caterina Canestri).

Dal 28 al 29 gennaio si riscontrano in Sr. M. Anna delle strane forme di malessere. Scompare del tutto la febbretta. La giovane novizia però alterna a momenti di delirio momenti di assoluta lucidità mentale, nei quali rinnova spesso l’offerta della sua vita al Signore, parla di Dio, recita giaculatorie e pronunzia atti di amore, desiderando la morte per consumare tutta la sua offerta.

Le cure mediche e quelle affettuose, di cui viene circondata sia dalla Madre Teresa che dalla comunità, non giovano a nulla: non si constatano segni di miglioria. Allora con grande dispiacere si avvisa la famiglia.

Il 31 gennaio 1917 pare che sia l’ultimo giorno della sua vita, ma la "vittima", che teme sempre di "soffrire poco per dimostrare il suo amore al suo Signore", deve ancora soffrire. Entra in agonia e questa si prolunga per più giorni. Suor Maria Anna, sempre cosciente, offre tutta la sua sofferenza con amore, fiducia, abbandono e gioia ammirabile.

La notte dal 5 al 6 febbraio, verso le tre antimeridiane, suor M. Anna all’improvviso spalanca gli occhi, li gira intorno alla camera poi li volge in alto, e, come se vedesse innanzi a sé qualcosa di un insolito splendore, apre le braccia e fa l’atto di voler andare con slancio verso ciò che vede, poi le ripiega sul petto in forma di croce e spira dolcemente guardando il cielo. Non sono trascorsi due mesi dalla sua vestizione religiosa e dalla sua offerta, e Iddio l’ha già accolta fra lo stuolo delle vergini che seguono lo Sposo Celeste.

LA FORZA DELL’ESEMPIO

"Con vent’anni nel cuore, sembra un sogno la morte, eppur si muore!". Cosi scriveva Delia Agostini (giovane di Azione Cattolica)nel suo diario, durante la malattia che la strappa alla vita terrena. Ma è serena e forte. Ella sa che è creata per il Cielo. Così Suor Maria Anna! Nel cuore racchiude il suo segreto: "l’offerta della sua Vita ", fatta l’8 dicembre, e si prepara all’incontro con Dio, senza rimpiangere la sua giovinezza, anzi lieta di offrirla tanto presto, come un fiore sbocciato per Gesù, nel pieno della sua fragranza. Le Consorelle Novizie non sanno nulla di tutto questo. Sono soltanto spettatrici della sua fede, della sua fortezza, della sua virtù e la ammirano. Ora sentono il gran vuoto lasciato da lei, che non c’è più, ma sentono aleggiare fra loro la sua presenza, parlano di lei, la ricordano con nostalgìa e grande affetto e soprattutto la imitano.

Lontano, nei paesetti d’Abruzzo, Suor M. Anna, mediante il virtuoso ricordo di sé, lasciato sulla terra, fa sì che altre giovani prendano il suo posto per essere come lei Oblate autentiche.

+++Nell’immaginetta-ricordo leggiamo: Anima bella, che in poco tempo hai raggiunto la meta da tutti desiderata, prega per la Chiesa, per il Sommo Pontefice, per i Sacerdoti, per la tua Famiglia religiosa, che ti ama, per la tua cara famiglia, per il tuo paese natio! "+++

TESTIMONIANZA

DI Suor M. Agnese Bifaro Io sono nata a Villetta Barrea, in provincia di L’Aquila, un paesino poco distante da Barrea. Ho conosciuto questa Suora Oblata, non per averla vista, ma per averne sentito parlare.

Ecco come la conobbi. Un giorno incontrai un’amica, di carattere molto espansivo; appena mi vide, piena di commozione, cominciò a dirmi:" Sai? A Grottaferrata, vicino a Roma, presso certe Suore, che hanno una comunità anche a Barrea, sta per morire una novizia in concetto di santità; è nativa di Barrea!".

Con l’entusiasmo di due giovanette di sedici anni, le quali conoscono solo la propria famiglia e la Chiesa, demmo inizio ad un vivo discorso sulla vocazione religiosa. Io conclusi, risoluta, di voler subito entrare in quell’Istituto; l’amica tentennò, pensando che non avrebbe avuto il permesso dalla mamma.

Rientrata a casa raccontai tutto a mia madre ed aggiunsi che volevo farmi Suora in quell’Istituto. Ella non rispose ma mi parve che acconsentisse. Il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio, la mattina andai a Messa con mamma. La giornata era serenissima e il paesaggio tutto bianco di neve. Visto il tempo favorevole, osai chiedere a mamma se potevamo andare insieme a Barrea per conoscere le Suore. Mi aspettavo una risposta negativa, invece accondiscese. Andammo a piedi. Per la salita ripida, e per di più ghiacciata, camminavo con passi incerti. Fu allora che sperimentai per la prima volta, in maniera nuova, la tenerezza di mia madre, la quale mi aiutava a salire pian piano.

Arrivate al convento venne ad aprirci la porta una Suora vestita di bianco, bella nel volto, alta, accogliente. Si chiamava Sr M. Amelina. Parlammo con lei per un bel poco di tempo. Prima di andar via c’invitò a fare una visita in Cappella: c’era il SS. Sacramento esposto e un gruppetto di Suore in adorazione. Tra di esse, come seppi dopo, c’era anche suor Maria Lutgarda, la quale è stata poi la mia maestra di noviziato. Ella mi ha raccontato che, vedendomi, aveva intuito che ero un’aspirante alla vita religiosa, e aveva pregato per me.

Si dirà: Cosa c’entra tutto questo con Suor M. Anna Volante? C’entra, perché io, dopo che l’amica mi aveva parlato della Suora moribonda in concetto di santità, decisi di farmi Suora tra le Oblate. Fui fortunata a trovare mamma favorevole, perché altre persone o mi presentavano altri Istituti o mi consigliavano di aspettare. Invece, dopo aver conosciuto le Suore Oblate, nel giro di un mese e diciannove giorni, preparammo tutto ciò che occorreva e il 21 marzo potei partire per Roma. Insieme a me c’era la sorella di mamma, che divenne Suora Oblata come me con il nome di suor M. Gerarda.

Un altro particolare: quando entrai nel Probandato, erano trascorsi solo cinquanta giorni dalla morte di Sr M. Anna, e tra le Novizie, specialmente durante la ricreazione, il discorso ritornava sempre sulla connovizia deceduta. Non si riusciva a capire nulla della sua malattia, senza nome, durata tanto poco tempo; infine si seppe che aveva fatto il voto di Vittima per la santificazione dei Sacerdoti.

A me, Probanda, restava molto impresso tutto ciò che si diceva sulla sua vita fervorosa e mi animava a fare lo stesso.

Ho voluto raccontare tutto questo, perché sono stata sempre convinta che la morte di Suor M. Anna Volante, e forse la sua offerta furono determinanti per la mia vocazione.

Suor Maria Agnese Bifaro Superiora Generale dell'Istituto delle Suore Oblate dal 1969 al 1975

(1) Il Probandato era il tempo dedicato alla verifica della vocazione, sia da parte della giovane che desiderava farsi relidiosa e sia da parte della comunità religiosa.

SACERDOTI SANTI?

TANTI!

FRANCESCO  BONIFACIO

BEATO

I suoi piccoli amici lo chiamano “el santin”. Non per derisione, ma perché tale a loro sembra quel ragazzino semplice, tanto generoso, buono fino all’accesso. Entra a 12 anni nel seminario di Capodistria e, se non eccelle negli studi, certamente si distingue per la bontà e per la vita di intensa preghiera. I seminaristi finiscono per ribattezzarlo “santo pacifico”, per la pazienza e il sentimento che mette nell’instaurare buoni rapporti con tutti, eliminare i contrasti, alimentare la spiritualità dei suoi compagni anche durante le vacanze.

Prete a 24 anni, dopo tre anni di tirocinio, nel 1939 lo mandano come cappellano a Villa Gardossi, 1300 anime disseminate in casupole e casolari lungo i pendii collinari tra i paesi di Buie e Grisignana. Il giovane prete si butta a capofitto nel lavoro, riorganizzando il catechismo, l’Azione Cattolica, il gruppo chierichetti, la cantoria parrocchiale. Soprattutto cura con particolare attenzione il rapporto personale con i suoi parrocchiani: tutti i pomeriggi sono dedicati al contatto diretto con la sua gente, che va a cercare di casa in casa, soprattutto dove immagina ci sia qualche malato da confortare o qualcuno da incoraggiare.

Non scoppia di salute, a giudicare dall’asma che lo tormenta da sempre e dalla tosse insistente e cronica che rivela i suoi tanti problemi bronchiali e polmonari. Eppure, con qualsiasi tempo, appoggiato al suo bastone e accompagnato dal suo cane, percorre in lungo e in largo la sua valle, fermandosi solo di tanto in tanto a riprendere fiato.

La mamma e il fratello minore si trasferiscono con lui in canonica, per condividere la sua vita semplice e povera in quella valle in cui manca l’elettricità, l’acqua potabile bisogna andarla cercare in sorgenti distanti da casa, la terra è avara. “Tirano cinghia” anche loro, accontentandosi di molte minestre, di polente quasi quotidiane e di uova. Sempre che lui, il pretino che si fa tutto a tutti, non porti prima quelle uova  in qualche casa dove le bocche da sfamare sono troppe e non tutti hanno qualcosa da mettere sotto i denti.

Un prete così si fa amare, ispira simpatia, attira consensi. Forse anche troppi, soprattutto dopo l’8 settembre 1943, quando si espone in prima persona per evitare inutili carneficine e rappacificare gli animi, rivelandosi davvero quel “santo pacifico” che i suoi compagni avevano conosciuto negli anni di seminario. E tale continua ad esserlo anche a guerra finita, quando l’Istria vive uno dei più bui momenti della sua storia passando di fatto sotto la diretta amministrazione del governo iugoslavo. Che avvia un’opera di vera e propria pulizia etnica, con esecuzioni sommarie e migliaia (4000 per le fonti ufficiali, forse addirittura 20000) di giustiziati “fatti sparire” nelle foibe, cioè nelle cavità carsiche di cui il territorio è ricchissimo.

Sorprendente il coraggio sfoderato dal prete malaticcio e timido solo all’apparenza. Esclusivamente in nome del vangelo, continua ad esplicitamente ammonire ed istruire, dall’ambone e al catechismo, negli incontri personali e nelle adunanze pubbliche.

Dà fastidio, quel prete, e cominciano a fioccare avvertimenti e minacce. Continua imperterrito in nome di Cristo, limitandosi a consultare il suo vescovo, che lo consiglia di essere prudente e di limitare la sua attività all’interno della chiesa, evitando ogni presa di posizione pubblica. “Era quello che pensavo”, dice il prete, “ma aspettavo che mi venisse imposto per obbedienza, perché solo così sono certo che questa è la volontà di Dio”.

Ma ormai la sua sorte è segnata: lo aspettano l’11 settembre 1946, al ritorno da Grisignana, dov’è andato a confessarsi. Lo vedono sparire nella boscaglia, sotto la scorta di alcune “guardie del popolo” e da quel momento nessuno saprà più nulla di lui.

Solo negli ultimi anni un regista teatrale è riuscito a mettersi in contatto con una di quelle “guardie” ed a ricostruire le sue ultime ore: sequestrato, spogliato, insultato, torturato e umiliato, viene riempito di botte, preso a sassate e finito poi con due coltellate. I suoi resti a tutt’ora non sono stati identificati, perché probabilmente il cadavere è stato fatto sparire, “infoibato” come quello di tanti altri innocenti.

Il 4 ottobre 2008 don Francesco Bonifacio è stato proclamato beato, riconoscendo che la sua morte è avvenuta in “odium fidei”, cioè in odio alla sua fede, al Vangelo, alla chiesa e al suo ministero sacerdotale, svolto con troppo coraggioso zelo.

da "Santi e beati" autore: Gianpiero Pettiti

"Non temere;

pescatore di uomini"

d'ora in poi sarai

“Gesù è un amico esigente che indica mete alte”.  Questa proposta può apparire difficile e in alcuni casi può far anche paura. Ma – vi domando – è meglio rassegnarsi ad una vita senza ideali, ad un mondo costruito a propria immagine e somiglianza, o piuttosto cercare generosamente la verità, il bene, la giustizia, lavorare per un mondo che rispecchi la bellezza di Dio, anche a costo di dover affrontare le prove che questo comporta?”.

 San Giovanni Paolo II

ROSARIO

PER LE VOCAZIONI

O Dio vieni a salvarmi,…. Gloria Credo Atto di dolore Invocazione allo Spirito Santo ( canto o sequenza )

Giaculatorie da ripetere ad ogni mistero: • Oh Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua Misericordia.Gesù Maria Vi amo, salvate le anime, santificate i sacerdoti, otteneteci numerose e sante vocazioni.Oh Signore manda santi sacerdoti e ferventi religiosi alla Tua Chiesa.

Vieni Spirito Santo, vieni per mezzo della potente intercessione del Cuore immacolato di Maria, Tua Sposa amatissima. 

Vergine Maria, Madre della Chiesa e delle Vocazioni, guarda quanto è grande la messe! Intercedi presso il Padre perché infonda fame di santità in tutto il popolo di Dio e conceda abbondanti vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Vergine Maria, Madre dell’Eterno Sacerdote, intercedi presso tuo Figlio Gesù perché susciti in molti giovani il desiderio di farsi sacerdoti per il bene delle anime. Infondi in tutti coloro che chiami a questo Ministero un desiderio ardente di santità e di apostolato. Che i tuoi sacerdoti, o Maria, siano angeli di purezza, caritatevoli nelle opere, efficaci nella parola e amanti della povertà. Vergine Maria, Madre dei consacrati, come nel Cenacolo per gli Apostoli, ottieni per l’ordine sacerdotale una rinnovata Pentecoste, che accenda di fede, santità e fervore i tuoi Ministri, ne moltiplichi il numero e renda fruttuosa la loro missione. Affidiamo a Te, Madre nostra premurosa, queste umili preghiere, perché presentandole al Padre Celeste, attraverso tuo Figlio Gesù, possano essere ascoltate ed esaudite.

Misteri Gaudiosi

I – L’annunciazione dell’angelo a Maria

Dal vangelo secondo Luca

Allora Maria disse all’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Preghiamo per tutti i giovani della nostra diocesi che avvertono la chiamata a consacrarsi a Dio nella vita sacerdotale, perché siano generosi e solleciti come Maria nel dire il loro sì al Signore.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte) Gloria

II – La visita di Maria alla cugina Elisabetta

Dal vangelo secondo Luca

Elisabetta fu piena di Spirito santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!...”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”. Preghiamo Maria per tutti i missionari, affinché la loro testimonianza di vita e di parola susciti non solo conversioni ma anche vocazioni di speciale consacrazione a Dio per continuare l’annuncio del Vangelo nel mondo. Preghiamo inoltre affinché Maria infonda anche in noi e nei nostri giovani il suo stesso desiderio di portare Gesù a tutti e tutti a Gesù.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte) Gloria

III – La nascita di Gesù a Betlemme

Dal vangelo secondo Luca L’angelo disse ai pastori: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Preghiamo per le famiglie della nostra diocesi, perché accolgano il dono della vita e aiutino i figli a riconoscere, accogliere e seguire Gesù che è via, verità e vita.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte) Gloria

IV – La presentazione di Gesù al Tempio

Dal vangelo secondo Luca

"Quando venne il tempo della purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore". Preghiamo per tutti i sacerdoti della nostra diocesi, perché la loro vita interamente offerta a Dio e al prossimo sia, per le comunità loro affidate, testimonianza autentica di amore, gioia e segno di speranza.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte) Gloria

V – Il ritrovamento di Gesù nel Tempio

Dal vangelo secondo Luca

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e Sua madre Gli disse: “Figlio, perché hai fatto così? Ecco Tuo padre e io, angosciati, Ti cercavamo”. Ed Egli rispose: “Perché Mi cercavate? Non sapevate che Io devo occuparmi delle cose del Padre Mio?” Preghiamo Maria perché i genitori e gli educatori aiutino i nostri giovani a rispondere in pienezza alla loro vocazione senza ostacolare le loro scelte, insegnando loro che solo nel compiere la volontà del Padre potranno essere pienamente felici.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte) Gloria

Salve Regina

Litanie

Santa Maria prega per noi

Santa Madre di Dio

“ Santa Vergine delle Vergini

“ Madre di Cristo

“ Madre del Creatore

“ Madre del Salvatore

“ Madre della speranza

“ Madre di Misericordia

“ Madre della Grazia divina

“ Madre della Chiesa

“ Madre di tutti gli uomini

“ Madre dei Battezzati

“ Madre dei giovani

“ Tempio dello Spirito Santo

“ Dimora tutta consacrata a Dio

“ Aiuto dei cristiani

“ Rifugio dei peccatori

“ Vergine fedele

“ Argilla che si lascia modellare dallo Spirito

“ Modello di donazione a Dio

“ Ideale di santità

“ Donna sempre attenta alla voce dello Spirito

“ Donna del sì pronto e generoso

“ Modello di ascolto della voce del Signore

“ Donna del dono senza riserve

“ Modello di chi è in ricerca della sua vocazione

“ Guida di chiunque sceglie la via del Vangelo

“ Aiuto di chi non trova il coraggio di decidere

“ Madre di tutti sacerdoti e sostegno del loro ministero

“ Madre di tutti i consacrati a Dio e sostegno della loro fedeltà

“ Madre di tutti i missionari e sostegno del loro annuncio “

Madre di chi segue Dio nel Matrimonio e sostegno della sua fedeltà

“ Madre di tutti i diaconi e sostegno del loro quotidiano servizio

“ Madre di chi abbraccia la vita contemplativa e sostegno della sua preghiera

“ Madre di chi si impegna nel volontariato e sostegno della sua carità

“ Madre di tutte le vocazioni

“ Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

Prega per noi Santa Madre di Dio affinchè siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo

O Dio che hai scelto Maria per diventare la Madre del Tuo Figlio Gesù e, in Lei, ci hai fatto comprendere la grandezza del Tuo amore per noi, fa che impariamo da Lei a fidarci di Te sia nei giorni bui che in quelli luminosi della nostra vita. Riempi con il Tuo Spirito tutti i giovani perché possano riconoscere la Tua voce fra mille voci nel mondo e dispongano il loro cuore ad accogliere ed attuare il disegno d’amore che hai su ciascuno di loro. Rendili coraggiosi nelle scelte della vita e capaci di camminare nella gioia del servizio verso di Te e i fratelli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen

Preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater,Ave,Gloria)

Preghiera per le vocazioni 

O Gesù, Sacerdote Santo. Ti domandiamo, con tutto l’ardore dell’animo nostro, di accrescere di giorno in giorno il numero degli aspiranti al sacerdozio, e di formarli secondo i disegni del Tuo Cuore amatissimo, affinché lavorino efficacemente, a far del mondo un solo ovile sotto un solo Pastore. O Gesù, donaci Sacerdoti santi. O Gesù, che nessuno si perda di coloro, che Tu Ti sei prescelti e consacrati! Siano santi, o Signore, tutti i Sacerdoti, perché santo sei Tu! Fa che tutti i Tuoi ministri siano la luce del mondo e il sale della terra. Amen ( San Gaetano Catanoso )

Meditazione del mistero

Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 

O Cuore Immacolato di Maria, colmo di bontà, mostra il Tuo amore verso di noi; la fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi Ti amiamo immensamente., imprimi nei nostri cuori il vero amore così che abbiamo un desiderio continuo verso di Te. O Maria, di soave ed umile di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del tuo Cuore Immacolato e materno Cuore, di essere guariti da ogni malattia spirituale. Fa’ che sempre possiamo guardare la bontà del tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del Tuo Cuore. Amen.

PREGHIERA

A GESU' CROCIFISSO

DEL SACERDOTE

O Gesù crocifisso,

che hai divinizzato la natura umana,

assumendola tu stesso;

tu che, sommo ed eterno Sacerdote,

sei sempre vivo

per intercedere a nostro favore;

tu, che hai voluto rendermi partecipe

del Tuo Sacerdozio,

ascolta la mia preghiera:

“ Guarisci la mia incredulità;

dammi intelligenza  che sappia comprendere

l’immensità del tuo amore per me;

donami orecchie che sappiano ascoltare

attentamente la tua parola;

donami un cuore che sappia amarti

con dedizione assoluta;

donami occhi che sappiano

vedere le necessità dei fratelli;

metti sulle mie labbra la parola giusta

che sappia infondere speranza in chi non spera più

e donami mani che sappiano benedire,

assolvere dai peccati

e stringere con delicatezza

quelle di coloro che hanno bisogno di conforto.

Abbi pietà di me peccatore,

accoglimi nel tuo perdono

e rendimi sacerdote secondo il Tuo Cuore”.

Amen

IL SEGRETO

DEL SACERDOTE

 "Il mio segreto era solo Gesù Sacramentato" (don Dolindo Ruotolo)

Perché ogni Sacerdote abbia a cuore questo segreto:

PREGHIAMO

O Gesù mio, Ti prego per la Chiesa Intera: concedile l’amore e la luce del Tuo Spirito, rendi efficaci le parole dei Sacerdoti, affinchè spezzino anche i cuori più induriti e li facciano ritornare a te, o Signore.

Signore, Dacci Sacerdoti santi, e tu Stesso conservali nella serenità. Fa che la Potenza della Tua Misericordia li accompagni dovunque e li custodisca contro le insidie che il demonio non cessa di tendere all’anima di ogni Sacerdote.

La Potenza della Tua Misericordia, o Signore, distrugga Tutto ciò che potrebbe offuscare la Santità dei Sacerdote, perché tu sei onnipotente.

Ti chiedo, Gesù, di benedire con Una luce speciale i Sacerdoti dai quali mi confesserò nella mia vita. Amen.

(Santa Faustina)

Riflessione di febbraio 2022

IL SACERDOTE, UOMO DELL’INTERCESSIONE

L'intercessione è, in generale, l'intervento che si fa presso qualcuno al fine di ottenere un beneficio per altri. Il significato originario del termine era tratto dal diritto romano dove era tipica l'intercessio tribunicia, l'intercessione, cioè, del tribuno della plebe a favore di un plebeo, per proteggerlo da un intervento di un magistrato. Nel Cristianesimo l'intercessione viene intesa come una preghiera che il fedele rivolge a Dio in favore di altre persone.

Nell’Antico Testamento, una delle figure più belle di intercessore è Abramo. Dio è stanco del peccato di Sodoma e Gomorra e vuole distruggere le due città, ma prima desidera rivelare questa irrevocabile decisione al suo amico Abramo; infatti si domanda: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare?» (Gen 18,17). E gliene parla.

Abramo, venuto a conoscenza delle intenzioni di Dio, gli domanda: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sodoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». (Gen 18, 23-26)

Purtroppo di giusti in quelle città non se ne trovano né cinquanta, né quaranta, né trenta. Il Signore sarebbe stato disposto a perdonare anche se ce ne fossero stati solo dieci: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci» ( Gen 18,33); ma non se ne trovarono neanche così pochi.

L’unico vero intercessore, però, è Gesù. Dall’alto della Croce, nel momento più buio della storia, Egli ha detto parole che non giustificano la cattiveria nei suoi confronti, ma che invocano misericordia senza misura e senza limiti di tempo: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc, 23,33). Perciò san Paolo nella Lettera ai Romani esclama: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?» (Rm 8,31-34). Cristo davanti al Padre è nostro intercessore, prega per noi, e prega mostrando al Padre le piaghe delle sue mani.

Il Sacerdote, proprio perché partecipe del sacerdozio di Cristo, diventa egli stesso intercessore. In questi tempi in cui l’indifferenza religiosa e l’ateismo pratico si diffondono a macchia d’olio, abbiamo più che mai bisogno di intercessori. E allora preghiamo con tutto il cuore il Signore perché ci doni Sacerdoti le cui parole siano sempre le sue, i cui gesti siano sempre i suoi, la cui vita sia fedele riflesso della sua vita. Che siano uomini che parlano a Dio dei fratelli e ai fratelli di Dio. Uomini che siano testimoni dell'eterno nel nostro tempo, che vivano nella gioia per il dono ricevuto.

Possiamo dire con Enrico Medi: «Signore, perdona la mia impertinenza: tieniti i Sacerdoti dotti, tieniti i Sacerdoti specializzati, i Sacerdoti eloquenti, i Sacerdoti che sanno fare schemi, inchieste, rilievi. A noi, Signore bastano i Sacerdoti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido. Cerchiamo Sacerdoti che sappiano pregare più che organizzare, Sacerdoti che sappiano parlare con Te, pregare, perché quando un Sacerdote prega il popolo è sicuro.

Oggi si fanno inchieste e sondaggi su come sarà, su come deve essere, su come la gente vuole il Sacerdote. Non ho mai risposto a queste inchieste; ma a Te, Signore, posso e voglio dirlo: il Sacerdote io lo voglio impastato di preghiera. Donaci, Signore, Sacerdoti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a Te, Sacerdoti che sappiano adorare, impetrare, espiare; Sacerdoti che non abbiano altro recapito che il Tuo tabernacolo. E ... dimenticavo: rendici degni di avere tali Sacerdoti!».

SACERDOTI SANTI?

TANTI!

A Dio don Fedullo, testimone di verità e carità

È morto domenica don Franco Fedullo. Per tanta stampa è solo l’ennesima vittima del Covid, ma per lo sguardo della fede è il trionfo in Cristo di chi ha speso una vita per Dio e il prossimo. Univa sempre verità e carità ed è tra i fondatori del centro “Il Pellicano”, che ha contribuito a salvare 1153 bambini dall’aborto.

Cavaliere di Cristo, paladino della vita dei piccoli minacciati nel grembo materno, padre attento e premuroso per ciascuno dei ‘figli’ affidati alle sue cure. Per tutti, semplicemente, don Franco. È questo don Franco Fedullo, parroco della “Parrocchia di S. Domenico” in Salerno dal 1999, che il Padre ha stretto sul suo cuore e chiamato a sé il 30 gennaio, domenica, la “Pasqua della settimana”, non senza averlo reso prima participe del calice del suo Figlio.

Un intero popolo da sud a nord - non solo dunque i fedeli della comunità di San Domenico che è la sua famiglia sin dagli albori della sua ordinazione sacerdotale nel 1983 - si è stretto intorno al suo pastore sofferente, soprattutto quando le condizioni di salute hanno reso necessario il ricovero ospedaliero, elevando al Padre una preghiera continua, in ogni ora del giorno e della notte, per supportarlo costantemente lungo la via dolorosa.

Agli occhi del mondo e per tanta cronaca locale è soltanto l’ennesima vittoria del Covid che continua a mietere le sue vittime; per lo sguardo della fede è invece il trionfo dell’amore che prega, ama e spera, soffre e offre, crea comunione e unità, si affida alla materna intercessione della Beata Vergine di Pompei perché sempre in Dio confida. Così gli occhi della fede possono cogliere (e non è una magra consolazione!) che, mentre la seconda lettura proclama il manifesto paolino della carità, il servo buono e fedele don Franco - che l’ha incarnata durante la sua vita terrena - è chiamato dal Padre a partecipare alle nozze dell’Agnello.

Don Franco è stato «un grande testimone del tempo in cui le sue battaglie erano quelle di un’epoca della Chiesa. Ora che la Chiesa sta vivendo forse un’altra fase, il Signore lo sceglie come strumento prezioso di intercessione per noi nell’aldilà», per dirla con le parole di padre Francesco de Feo, egumeno dell’Abbazia di San Nilo in Grottaferrata. Un uomo profondamente radicato in Cristo, con una fede solida e la freschezza del ‘convertito’, un testimone sempre in prima linea della verità nella carità e della carità nella verità, mai dell’una senza l’altra. Ne è una scia la sua premura costante alla formazione continua di giovani e adulti, nell’anelito di ridestare un popolo per la vita, consapevole della propria missione nella Chiesa e della posta in gioco da difendere, ossia la dignità di ogni essere umano come figlio di Dio sin dal grembo materno, contro l’imperante cultura della morte.

È tra i fondatori del Centro per la Vita “Il Pellicano”, che dal 1983 a oggi ha contribuito a strappare all’aborto 1153 bambini, tutelando la vita nascente e aiutando madri e padri a riscoprire la bellezza di tale dono. Di qui, dinanzi alle situazioni più problematiche, non solo ha saputo sapientemente invitare i genitori ad agire secondo un principio molto semplice, ossia “Fai a un bambino in grembo quello che faresti a un bambino in culla”, ma anche a supportarli concretamente attraverso le strade di una carità multiforme per affrontare insieme i problemi, senza cancellare la vita del loro figlio.

Un padre spirituale sempre disponibile a dare una mano o un buon consiglio, a infondere speranza e determinazione, che si è fatto docilmente tutto a tutti, «che incarna ciò che predica, che cammina con le scarpe rotte, che non riesce ad avere soldi in tasca, che non ha orari se hai bisogno di lui anche solo di parlare… a cui 24 ore, 7 giorni e 12 mesi non bastano perché ogni secondo è buono per aiutare qualcuno, dalla vita nascente a quella che si spegne», per riprendere le parole di Maria Rosaria.

La sua carità operosa, umile, silenziosa e lontana dai riflettori anche quando è nominato direttore della Caritas, riaffiora nei ricordi dei giovani di San Domenico, come racconta Mariano: «Me la ricordo come se fosse adesso, quella sera di oltre 25 anni fa, ottobre 1996, quando verso le 10 di sera mi fermasti davanti la chiesa e mi dicesti: “Ciao, accompagnami a fare una opera bella!” e ti facesti accompagnare a portare una coperta a un barbone che dormiva per strada a via Velia».

Innamorato di Maria e di Gesù Eucarestia, appassionato cultore delle vite dei santi e della memoria storica di Salerno, si è sempre preoccupato sul piano pastorale in particolare della preghiera e della comunione quotidiana dei più giovani, tenendo la chiesa aperta fino a tarda sera. Santo sacerdote, ha incarnato quotidianamente la pagina del Vangelo di Giovanni dell’Ultima Cena che commentava con semplicità e profondità, ricordando che «niente è piccolo di ciò che è fatto per amore». Lo rileva acutamente ancora Paolo sui social: «Come un pellicano hai consumato te stesso per gli altri, con quelle carezze del cuore che erano consolazione dell’anima». Infatti don Franco si è continuato a spendere per amore di Dio e del prossimo anche quando i dolori fisici e articolari si facevano più acuti e intensi da rendere difficoltoso persino l’indossare il proprio giaccone.

Insomma, per dirla con le parole autorevoli del medico e professor Pino Noia: «Don Franco è sempre vissuto in Dio. Adesso partecipa della Sua gioia infinita e aiuterà di più noi poveri mortali a vivere secondo la volontà del Signore. A voi il lascito di continuare l’opera del Pellicano perché continui a vivere tutta la sua vita nel dare vita spirituale, fisica, culturale, etica, umana e cristiana. A voi l’eredità di combattere come prima e più di prima affinché il wonderful gift (il dono della meraviglia della vita, come mi disse madre Teresa nel nostro incontro al Gemelli) sia difeso, custodito, protetto e diffuso sempre e comunque, perché Tu Signore sei Via, Verità e Vita. Lo abbiamo accompagnato con la preghiera e continueremo a farlo come intercessore presso Dio, per voi e per tutti noi».

Don Franco è una «finestra sul Mistero», come egli stesso amava definire gli autentici testimoni di Cristo, un segno tangibile dell’amore di Dio per me, una presenza paterna e amica della Presenza che mi è accanto sempre, un canale privilegiato attraverso il quale la grazia divina mi raggiunge, dal battesimo al matrimonio e nella ferialità dell’ordinario, e ancor di più ora che vive nel seno del Padre nella comunione dei santi.

da "LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA"

Vietnam, sacerdote domenicano assassinato mentre confessa

Assassinato in un confessionale della sua chiesa prima della messa del sabato pomeriggio a Dak Mot, nella provincia vietnamita di Kontum. Il giovane religioso domenicano Joseph Tran Ngoc Thanh è stato accoltellato a morte mentre impartiva il sacramento della Riconciliazione. E chissà con che cosa il suo assassino non si sia riconciliato per aver preso questa decisione. «Questa è la morte più grave di un sacerdote dal dopoguerra», affermano i domenicani.

Le indagini sono in corso e un sospettato è già stato arrestato. Il giovane domenicano di 40 anni era diventato sacerdote nel 2018 ed era stato inviato in missione nella zona montuosa di Dak Mot. Sul sito web dell’ordine si legge «Ha servito la parrocchia e ha curato fedelmente il gregge di Dio affidato alla sua cura pastorale».

Il Vietnam ha una lunga lista di santi martiri. Quel santo martirio al quale aspirava san Domenico. Si legge nella sua vita che quando fu minacciato di morte dagli eretici rispose: «Non sono degno della gloria del martirio; non ho ancora meritato una simile morte». Ci sfugge il disegno di Dio di fronte a tanta atrocità. Ci sfugge il desiderio di essere uccisi per il Suo Amore. Sfugge alla nostra razionalità, al nostro bisogno di capire tutto e trovare una logica dietro questa morte. Nell’omelia della messa con il corpo del sacerdote presente, mons. Aloisiô Nguyên Hùng ha affermato: «Sappiamo che la volontà di Dio è misteriosa, non possiamo comprendere appieno le vie di Dio. Possiamo solo dare nostro fratello al Signore. E quando padre Joseph Tran Ngoc Thanh godrà del volto di Dio, di certo non ci dimenticherà».

«In questo dolore vediamo anche la bellezza, la nobiltà del sacerdote», ha poi aggiunto, «e di fronte a una partenza così improvvisa, ci rendiamo conto che non abbiamo parole per descrivere quello che è successo a padre Joseph. Possiamo ricordare le parole di Dio solo attraverso i salmi, il Signore ci mostra la nostra condizione umana come fiori ed erba, che al mattino sbocciano e appassiscono… ».

«La missione è principalmente ciò che siamo e secondariamente ciò che facciamo», queste sono le parole del maestro dell’Ordine, Gerard Francisco Timoner. Ecco che allora questo giovane sacerdote ha reso la sua stessa vita una missione. Il suo stesso corpo tempio di Gesù in croce.

da "IL TIMONE"

Cabrera de Armeida

Beata Conchita

Ho bisogno di sacerdoti santi, che nelle mani dello Spirito Santo, saranno una grande leva x sollevare il mondo materializzato e sensuale. Forza, figlia, aiutami. C'è bisogno di una crociata per salvare i sacerdoti cattivi, bisogna santificarli.

Gesù alla beata Conchita

“Gesù non è venuto per cercare il consenso degli uomini, ma – come dirà alla fine a Pilato – per «dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). Il vero profeta non obbedisce ad altri che a Dio e si mette al servizio della verità, pronto a pagare di persona. E’ vero che Gesù è il profeta dell’amore, ma l’amore ha la sua verità. Anzi, amore e verità sono due nomi della stessa realtà, due nomi di Dio”.

BENEDETTO XVI ANGELUS, 03.02.2013

Preghiamo perché, a imitazione di Gesù, i Vescovi e i Sacerdoti non scendano mai a compromessi con i poteri del mondo ma obbediscano soltanto alla voce del Signore.

Richiesta di Gesù

a un'anima vittima

Condividi le mie preoccupazioni per la mia Chiesa e, in modo particolare, per i miei sacerdoti. Essi sono i miei “prediletti”, anche coloro che, sotto l'infuriare della tempesta, provvisoriamente mi abbandonano.

Provo grande pietà per loro e per le anime che erano loro affidate; ma la mia misericordia verso di essi è inesauribile, se sotto l'influsso delle preghiere e dei sacrifici dei loro fratelli, essi si gettano tra le mie braccia...

La loro ordinazione li ha segnati in modo indelebile, e se anche non possono più esercitare un sacerdozio ministeriale, la loro vita, raggiungendo la mia oblazione redentrice, può essere un'offerta d'amore di cui io mi servo.

PREGHIERA PER OTTENERE SACERDOTI SANTI

Padre nostro che sei nei cieli, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Perché sia santificato il tuo nome, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Perché venga il tuo Regno, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Perché la tua volontà si compia in cielo come in terra, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Per donarci il Pane della vita, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Per perdonare le nostre colpe, donaci sacerdoti

secondo il tuo Cuore.

Perché ci aiutino a superare le tentazioni, donaci sacerdoti secondo il tuo Cuore.

E loro e noi libera da ogni male. Amen.

La forza del bambino

Il mio bambino è proprio uno spasso, per me è una continua sorpresa ogni giorno: “Quando cade, non lo tocco, lascio che si alzi da solo: sta proprio imparando a farlo da solo. È da solo che deve imparare!”.

A queste parole mi permetto di replicare: “Signora, il bambino da solo non può e non potrà mai avere la forza di alzarsi da terra; se il suo piccolo in continuazione cade divertito e si rialza ridendo è proprio perché non è solo. Si alza e si rialza in continuazione perché c’è la mamma; c’è su di lui lo sguardo amoroso e divertito della mamma, ecco la forza del piccolo; la sola presenza è un continuo intervento della mamma. In una parola, Signora, il suo piccolo è sicuro che la mamma non lo rimprovera, ma lo ama così com’è: sia a terra che in piedi. Lui sa di essere amato”.

Chi vive alla presenza e in continuo rapporto con l’Amore, chi sa di essere amato riceve l’energia che lo rende capace di grandi cose.

Il bambino avvolto dall’amore, è sorridente, è sereno, sa cadere e rialzarsi. Diversamente è irrequieto, piange, e, se cade, non tenta neppure di rialzarsi. Prendere coscienza di essere amati ci fa passare dalla schiavitù del dovere, alla libertà dell’amare. Ecco perché Teresa d’Avila chiama tutti gli uomini all’orazione che ha per base la forza della debolezza: “Sappiamo di essere amati”.

Padre Andrea Panont O.C.D.

"L'Amore non è amato!"

ROSARIO DELL'ADORAZIONE EUCARISTICA

 O Dio, vieni a salvarci. Signore, vieni presto in nostro aiuto. Gloria al Padre...

Credo, o Gesù mio, che sei presente nel Santissimo Sacramento dell'altare, ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell'anima mia , giacché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore(pausa....) e come già venuto ti abbraccio e tutta mi unisco a te, non permettere che mi separi mai più da te.

1. PER TUTTI I TABERNACOLI ABBANDONATI

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I Cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei Cieli!

10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento!

2. PER TUTTI I TABERNACOLI PROFANATI

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I Cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei Cieli!

10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento!

3. PER TUTTI I SACERDOTI TRAVIATI O CALUNNIATI

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I Cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei Cieli!

10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento!

4. PER L'UNITA' DEL CLERO

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I Cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei Cieli!

10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento!

5. PER LE OSTIE OFFERTE NELL'OSTIA. (Cioè per tutti coloro che offrono la propria vita per riparare l'ingratitudine dei fratelli)

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I Cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell'alto dei Cieli!

10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento!

3 volte: Dolce Cuore di Gesù fa' ch'io t'ami sempre più.

IL GIOVEDI' E' IL GIORNO DELL'EUCARISTIA E DEL SACERDOZIO

Ricordiamoci di rivolgere il nostro pensiero e il nostro cuore a Colui che ci ha promesso. "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" e preghiamolo per i Sacerdoti: quelli santi perché siano più santi; quelli peccatori perché si convertano; quelli tiepidi perché imparino ad amare per davvero; quelli ammalati perché guariscano; quelli sani perché sappiano spendere la propria vita per i fratelli a loro affidati; quelli giovani perché il loro entusiasmo duri nel tempo e quelli anziani perché trovino chi si prenda cura di loro.

SANTI TIMOTEO E TITO,

DISCEPOLI DI SAN PAOLO

ED EMINENTI PASTORI

DEL GREGGE DI CRISTO.

 Come hanno fatto loro, i discepoli del Signore devono annunciare, convincere, suscitare attesa e desiderio, preparare i cuori.

Gesù oggi nel vangelo ci dice: "La messe è molta ma gli operai sono pochi; pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe".

Preghiamo con tutto il cuore il Signore perché ci doni Vescovi e Sacerdoti come i santi Timoteo e Tito nella speranza che, come dice san Luigi Grignion di Monfort: "Essi saranno come fuoco ardente, ministri del Signore che spargeranno dappertutto il fuoco dell'amore divino. Saranno saette che porteranno l'oro dell'amore nel cuore, l'incenso dell'orazione nello spirito, la mirra della mortificazione nel corpo. Saranno dappertutto il buon odore di Gesù Cristo per i poveri e per i piccoli, mentre saranno odore di morte per i grandi e gli orgogliosi. Saranno nubi tonanti che spargeranno la parola di Dio e della vita eterna. Insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo e non secondo le massime del mondo".

*Preghiera per le vocazioni dei nostri figli*

O Gesù, che per Tua bontà abbiamo ricevuto il dono della maternità, Ti consacriamo, per le mani di Maria, i nostri figli. Aiutaci ad essere madri generose e cristiane autentiche, capaci di creare nelle nostre famiglie il terreno favorevole a far germogliare in esse sante vocazioni secondo il Tuo disegno.

Cuore dolcissimo e amabilissimo di Gesù che hai detto:" Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella Sua messe", Ti supplichiamo: fa che i nostri figli aprono il loro cuore e la loro mente a riconoscere, fra tante voci nel mondo, la Tua voce che li chiama a seguirTi.

Non stancarti mai di chiamarli a Te.

Dona loro la prontezza di accogliere il Tuo invito affinché possano realizzare pienamente e santamente il disegno che hai su di loro.

O Maria Madre della Chiesa, modello di ogni vocazione, custodisci nel Tuo Cuore Immacolato e Addolorato, le nostre famiglie e i nostri figli perché si formino alla scuola della Santa Famiglia di Nazareth.

Papa Pio X diceva:"Ogni vocazione sacerdotale viene dal Cuore di Dio ma passa attraverso il cuore di una madre".

Con tutto l'ardore del nostro cuore Ti preghiamo Signore:

Concedici la grazia di poterti offrire un giorno, se è Tua volontà, un figlio che si doni totalmente e fedelmente a Te per il bene della Chiesa e dell'umanità a lode e gloria del Tuo nome. Amen

25 GENNAIO:

FESTA DELLA CONVERSIONE

DI SAN PAOLO

"Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".

Questo grido accorato di Gesù a Saulo di Tarso, chiamato poi Paolo, è rivolto a ciascuno di noi che perseguitiamo il Signore, se non con una condotta cattiva, almeno con una certa indifferenza nei suo confronti.

E' rivolto poi particolarmente a tutti quei cristiani che lo offendono con le bestemmie, i sacrilegi, le blasfemie, gli oltraggi, i rifiuti, i disprezzi e con una vita disordinata magari affogata nell'alcool, nel sesso nella droga, nella ricerca affannosa di notorietà e di soldi.

In modo particolarissimo è rivolto a quei Sacerdoti la cui vita è in dissonanza con la vocazione ricevuta e di cui il Sacro Cuore di Gesù si è lamentato con la Beata Teresa Casini: "Il Sacerdote è parte delle mie viscere, pupilla dei miei occhi, il carattere sacerdotale è al disopra di qualunque dignità. Io ho chiamato queste anime al mio servizio dando loro una vocazione sublime, le ho circondate di lumi e grazie dello Spirito Santo e le ho messe in mezzo alla società affinché, trattando continuamente tra essa, mi fossero come tanti canali in cui le anime passassero per venire al mio cuore. Ma – aggiunse con espressione di dolore – non tutti corrispondono alla loro vocazione e con le loro infedeltà e ingratitudini trafiggono il mio cuore conficcando una spina in esso”. Mi chiese poi di riparare e consolarlo nel suo dolore.

Insieme alla Beata Teresa Casini cerchiamo anche noi di riparare alle offese che il Signore riceve ogni giorno, preghiamo per la conversione di tutti i peccatori e in modo particolare per la santificazione dei Sacerdoti.

TANTI! 

SACERDOTI SANTI?

Beato Luigi Variara

Una sera nebbiosa d’inverno nell’Oratorio di Torino-Valdocco. Ottocento ragazzi gridano, si rincorrono nel gioco frenetico che crea una baraonda festosa. Uno di quei ragazzi, Luigi Variara, scrisse: «D’improvviso da una parte e dall’altra si udì gridare: Don Bosco! Don Bosco! Istintivamente ci buttammo tutti verso di lui. Lo attorniammo come uno sciame d’api. Don Bosco appariva esausto di forze. (Era il 20 dicembre 1887, gli rimanevano quaranta giorni di vita). In quel momento io potei mettermi in posizione tale da vederlo di mio gusto. Mi avvicinai quanto più possibile e vidi che alzando il suo dolce sguardo lo fissò lungamente su di me. Quel giorno fu uno dei più felici della mia vita. Ero certo di aver conosciuto un santo, e che Don Bosco aveva scoperto anche nella mia anima qualcosa che solo Dio e lui potevano sapere».

Quel ragazzino, Luigi Variara, era venuto all’Oratorio di malavoglia. Suo papà, maestro elementare e ammiratore di Don Bosco, gli aveva spiegato che nell’Oratorio tanti ragazzi avevano potuto realizzare la loro vocazione e diventare preti. Lui aveva reagito con parole brusche: «Papà, io non ho la vocazione!». Papà aveva sorriso. «Intanto vai, studia e stai buono. Se non hai la vocazione, Maria Ausiliatrice te la darà».

Da Viarigi (Asti), il suo paese immerso nel verde Monferrato, Luigi Variara era sbarcato tra la turba scatenata di Valdocco. All’inizio passò giorni spauriti e desolati. Ciò che lo conquistò fu la musica. Un suo compagno di scuola, Emilio Rossetti, ricorda: «Aveva una bella voce di contralto. Il maestro Dogliani lo preparò e lo fece entrare nel gruppo dei cantori». 

Il 1891 fu l’anno decisivo della sua vita. Raccolto in preghiera, concentrato in serie riflessioni, egli capì che diventare salesiano non voleva dire scegliere un mestiere, ma dedicare tutta la vita a Dio e alle persone che Dio gli avrebbe affidato.

Durante quell’anno arrivarono lettere di molti missionari. Arrivarono anche cinque lettere di Don Unia, missionario tra i lebbrosi di Agua de Dios, in Colombia. Narravano con semplicità l’eroismo di ogni giorno per donare un briciolo di gioia e di speranza cristiana ai ragazzi e agli adulti colpiti da quella terribile malattia. 

A 17 anni Luigi Variara, inginocchiato davanti al beato Don Rua, fa voto perpetuo di castità, povertà e obbedienza. E chiede di essere mandato nelle missioni. Inizia gli studi che dovranno portarlo al sacerdozio a Torino-Valsalice, nel seminario salesiano per le missioni estere. Qui, nel mese di maggio del 1894, arrivò ammalato e stanco il missionario Don Unia. Sentendosi prossimo alla fine, era venuto in Italia a cercare giovani salesiani che prendessero il suo posto tra i lebbrosi.

Ecco cosa scrive Luigi Variara: «Scrissi su un bigliettino il mio desiderio di partire per la Colombia e chiesi questa grazia alla Madonna. Collocai il bigliettino sul cuore della Madonna, tra la Madonna e il Bambino, e attesi con la massima fede e speranza: la mia preghiera fu ascoltata. All’inizio della novena venne a Valsalice Don Unia, per scegliere a nome di Don Rua il suo missionario tra tanti chierici. Quanta sorpresa per me vedere che, tra i 188 chierici che avevano la stessa aspirazione, fermandosi davanti a me, disse: “Questo è il mio”. Poi, chiamatomi da parte, mi chiese se volevo andare in Colombia nel lazzaretto di Agua de Dios, e io dissi sì, con un’allegria che pareva un sogno. Questa grazia l’ho sempre attribuita a Maria Ausiliatrice».

Un rapido addio al suo paese, alla sua famiglia, poi quaranta giorni di viaggio: attraverso l’Oceano Atlantico, poi in battello per mille chilometri sul fiume Maddalena, poi quattro giorni a cavallo fino ad Agua de Dios. «Siamo arrivati! – scrive Don Variara –. Il nostro arrivo fu quasi improvviso, ma quanta festa ci fecero i cari lebbrosi: parevano quasi guariti alla sola vista di Don Unia, che amano veramente tanto, tanto».

Agua de Dios è il paese dove vivono in quel momento 620 ammalati di lebbra e altrettanti familiari sani degli infermi. Il clima è asciutto e ardente, sui 35°. Quando arriva Don Luigi, lavorano tra i malati tre salesiani: Don Unia, l’iniziatore, Don Raffaele Crippa che diventerà l’amico e il confidente di Don Luigi, e il salesiano laico Giovanni Lusso. Ci sono anche, da due anni, le Suore della Presentazione, che fanno servizio all’Ospedale dove sono ricoverati i casi più gravi, si dedicano alle bambine ammalate e sane, e hanno dato inizio ad un fiorente gruppo di Figlie di Maria.

La lebbra è, in questo tempo, una parola spaventosa. Chi è contagiato è marchiato per sempre, isolato da tutti. Don Luigi osserva che quasi tutti i lebbrosi sono condotti nel paese-lazzaretto dalla polizia contro la loro volontà. Sono scaricati lì come in un ergastolo. Anche chi guarisce, anche i figli sani dei lebbrosi, non sono quasi mai riaccettati nella società. Il pericolo maggiore è la disperazione. Prima dell’arrivo di Don Unia, l’ubriachezza era una condizione normale, i suicidi erano molto frequenti. Ora invece il paese è un luogo civile, con negozi, attività artigianali, chiesa, scuola, dispensario medico, centro sociale gestito dagli stessi lebbrosi. Don Unia ha chiamato Don Luigi perché porti i canti e la musica, per dare vita e allegria ad Agua de Dios. L'8 settembre 1894, il primo gruppetto di ragazzi lebbrosi canta insieme a Don Luigi: Sei pura, sei pia, sei bella, Maria...

La banda musicale dei ragazzi lebbrosi dà il primo concerto davanti alle autorità e a tutta la gente. È un successo enorme.  C’è voluta la lunga pazienza e il vero eroismo di Don Luigi. Ottenuti gli strumenti da un battaglione militare, ha superato ogni ripugnanza a imboccare gli strumenti usati dai suoi ragazzi, per insegnare loro il modo di suonarli. Da quel momento, la banda rallegra i giorni festivi, porta allegria e speranza. Scrive un lebbroso: «La banda rende amene le lunghe ore della nostra stanca esistenza, addolcisce il veleno che ci tocca trangugiare».

Don Unia è morto quasi improvvisamente il 9 dicembre 1895. Due mesi prima ha tracciato per Don Luigi queste righe: «Qualcuno riceverà la mia corona. Coraggio, Luigi: forse è preparata per te! Studia e prega. Non ti dimenticherò mai nelle mie preghiere». E Don Crippa scrive a Don Rua, a Torino: «Variara sta organizzando la Compagnia di San Luigi, dà lezioni di religione nella scuola pubblica, studia, canta, lavora, suona... ed ha buona salute!». Le parole più belle gliele scrive un’anziana lebbrosa: «Dio la conservi sempre puro, amabile e buono; lei è un modello di virtù, una creatura angelica, un essere non comune, che si offre all’ammirazione e al rispetto dell’umanità».

Il 24 aprile 1898 don Variara è ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Bogotà. Ha 23 anni. Torna rapidamente da Bogotà ad Agua de Dios. Vuol riprendere il suo posto inosservato. Ma quando affronta il guado del fiume Bogotà, a 15 chilometri da Agua de Dios, esplode un mortaretto e un’immensa acclamazione si leva dall’altra riva del fiume: i suoi lebbrosi sono venuti ad accoglierlo, e lo accompagnano per tutto il cammino con grida festose, abbracci, evviva, e all’arrivo in paese col suono della «sua» banda. L’accoglienza termina in chiesa, con canti di ringraziamento al Signore. Celebra la prima Messa il 1° maggio con una festa indescrivibile. Un lebbroso scrisse: «Quel giorno nessuno di noi ricordava di stare nella città del dolore».

La missione di Don Luigi riprese: nell’oratorio con i ragazzi, nella scuola, tra i cantori e i bandisti. Ma ora aveva due nuovi ambienti: l’altare e il confessionale. «Passa ogni giorno quattro o cinque ore al confessionale – scrive Don Crippa –, è molto dimagrito, temo che non resista».

Nel confessionale, dove porta la parola di Dio e il perdono di Dio, viene in contatto con le miserie e le grandezze più segrete. Tra le giovani Figlie di Maria scopre numerose anime capaci di forte impegno spirituale, fino a voler offrire la loro vita interamente al Signore. Sono lebbrose o figlie di lebbrosi, e sono angeli. Don Variara ha conosciuto a Valsalice Don Andrea Beltrami, un sacerdote salesiano colpito dalla tisi, che si era offerto vittima a Dio per la conversione di tutti i peccatori del mondo. Nel confessionale, Don Variara comincia a indicare a qualche giovane la stessa strada: «Fare della propria malattia un apostolato, mettere la propria vita a disposizione di Dio». «Prima fra tutte le Figlie di Maria a emettere voto, di consacrazione vittimale al Sacro Cuore di Gesù – scrive Don Angelo Bianco – fu la signorina Oliva Sanchez, 30 anni, lebbrosa. Divenne preziosa collaboratrice di Don Variara... Pochi giorno dopo la seguì nella sua consacrazione Limbania Rojas, anch’essa lebbrosa... Dal 1901 al 1904 furono ben 23 le Figlie di Maria che arrivarono a fare il voto di consacrazione vittimale». Senza nessun chiasso nasceva così l’Istituto delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. Come lebbrose o figlie di lebbrosi non sarebbero state accettate da nessuna congregazione.

Esse comunicarono la loro iniziativa e il loro Regolamento all’Arcivescovo di Bogotà, che lo approvò e le esortò ad essere sante religiose. Scrissero anche a Don Rua: «Siamo povere giovani colpite dal terribile male della lebbra – scrivevano –, violentemente strappate e separate dai nostri genitori, private in un solo istante delle nostre più vive speranze e dei nostri più ardenti desideri... Abbiamo sentito la mano carezzevole di Dio nei santi incoraggiamenti e nelle pietose industrie di Don Luigi Variara di fronte ai nostri acuti dolori del corpo e dell’anima. Persuase che sia volontà del Sacro Cuore di Gesù e trovando facile il modo di compierla, abbiamo cominciato ad offrirci come vittime di espiazione, seguendo l’esempio di Don Andrea Beltrami, salesiano. Ora abbiamo deciso di fare un altro passo avanti: vogliamo, legate dai tre Voti formare la piccola famiglia delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù: servendo Dio e dedicandoci al servizio dei nostri fratelli, in particolare ai bambini dell’Asilo...». Don Rua rispose: «L’istituzione è bella, e deve conservarsi».

Furono le ultime parole consolanti che Don Variara si sentì rivolgere. Da quel momento su di lui e sulla congregazione nascente si scatenò la bufera. Fu ostacolato, calunniato, intralciato. Fu allontanato da Agua de Dios. Arrivarono a torturarlo proibendogli di scrivere alle sue suore e ad allontanarlo dalla Colombia. Il suo fu un calvario lungo, sopportato con pazienza, in silenzio, donato a Dio per la crescita delle figlie spirituali. Ed esse vissero, e prosperarono. La loro superiora Madre Lozano, scrisse «Umanamente parlando non avevamo alcuna difesa, ma il Signore distese la sua mano su di noi, e ci salvò la sua misericordia!».

Fa male al cuore scorrere gli ultimi dieci anni della vita di Don Variara. Si tocca con mano come il Maligno possa servirsi anche delle persone consacrate a Dio, delle loro migliori intenzioni, per torturare un grande servo di Dio. Ma fa bene al cuore leggere le ultime parole che poté scrivere alle sue figlie spirituali: «Santifichiamo gli istanti di vita che ancor ci restano, perché il raccolto durerà in eterno. Ah, quanto godo pensando al cielo! Li ci troveremo tutti e saremo eternamente felici. Per adesso viviamo uniti nello spirito: obbedienti, umili, puri, mortificati, ma solo per amore... Non vi lascio orfane, poiché le mie preghiere sono incessanti per voi nel desiderio di vedervi tutte sante».

Morì il 1° febbraio 1923, a soli 48 anni, lontano da tutti, e anche (sembrò) dimenticato da tutti. Ma nel 1964 il Papa Paolo VI riconobbe la sua congregazione, fiorente di centinaia di religiose, tra quelle di diritto pontificio. E nell’aprile 1993 le virtù di Don Luigi Variara sono state riconosciute dalla Chiesa «eroiche», e il Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamato Beato il 14 aprile 2002.

Autore: Don Teresio Bosco SDB 

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