Nella Sacra Scrittura, cominciando dall’Antico Testamento, gli angeli sono stati sempre figure importanti. Leggiamo infatti nel libro dell’Esodo:
Così dice il Signore: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari. Il mio angelo camminerà alla tua testa». (Es 23,20-23)
Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica alla domanda «Chi sono gli angeli?», risponde al n. 60: «Gli angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri spirituali dotati di intelligenza e di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini».
Il Santo Padre Benedetto XVI, all’Angelus del 2 ottobre 2011, così diceva: «Cari amici, il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali “Custodi”, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione. E gli Angeli fanno corona all’augusta regina Maria delle Vittorie, la Beata Vergine Maria del Rosario».
San Giovanni Maria Vianney, in un’omelia sugli angeli custodi, ha affermato: «Sono i nostri amici più fedeli, perché sono con noi durante il giorno, di notte, in ogni momento e in ogni luogo. Dio, non contento di averci donato il suo unico Figlio, l’oggetto più tenero della Sua compiacenza, di averlo sacrificato alla morte più crudele […], vuole inviare a ciascuno di noi un angelo per proteggerci tutti i giorni della nostra vita! Questo angelo non deve abbandonarci finché non si presenta con noi davanti al tribunale di Gesù Cristo, per rendergli conto di tutto ciò che abbiamo fatto nella nostra vita».
Tutti coloro che vengono chiamati a servire la Chiesa come sacerdoti, dovrebbero guardare alla presenza e all’esempio degli angeli custodi come modelli per il loro ministero e, come angeli custodi, contemplare incessantemente il volto del loro Signore, glorificarlo, servirlo, ed essere guida sicura e vigile per tutti coloro che sono loro affidati.
In questo mese di ottobre, mese dedicato alla Vergine Maria del Rosario, ci rivolgiamo a Lei perché ci ottenga dal Signore sacerdoti secondo il suo Cuore, uomini che parlano a Dio degli uomini e agli uomini di Dio, che non abbiano paura di servire la Chiesa nel modo in cui essa ha bisogno di essere servita, che siano testimoni dell’eterno nel nostro tempo, camminando per le strade della storia con gli stessi passi di Gesù e facendo del bene a tutti.
Era il 13 ottobre 1884 quando papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa Messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci. Una, dolce; l’altra, aspra e dura. La prima voce era quella di Gesù; l’altra di satana. Il dialogo fra loro era molto animato: il maligno, infatti, avrebbe chiesto a Gesù più tempo e potere per poter distruggere la Chiesa. Il tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni: Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’Inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola.
Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione. Lo stesso pontefice descrisse così cosa avevo visto: «Ho visto la Terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la Chiesa stessa, che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve san Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto san Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo». Il pontefice era rimasto a bocca aperta di fronte a un simile scenario apocalittico. Appena destato, papa Leone XIII rientrò velocemente nel suo ufficio e scrisse, di getto, una preghiera a san Michele Arcangelo.
L’orazione, nella sua forma estesa, venne poi inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della Chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile solo da un sacerdote autorizzato. In questa versione la preghiera è assai lunga, a differenza di quella nella forma breve, che è più conosciuta. Ne riportiamo solamente una parte: «[San Michele], venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei Cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e satana, che tende trappole a tutti». Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: «Ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia». E, più avanti, si chiudeva con la richiesta d’aiuto a san Michele Arcangelo per combattere le insidie del maligno.
Esiste poi, appunto, la versione più breve: quella conosciuta oggi e recitata dalla maggior parte dei fedeli. Fu papa Leone XIII in persona a dare l’ordine che venisse recitata in tutte le chiese del mondo al termine della Messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine, una serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla Vergine Maria, già in uso dal 1859. La preghiera scritta e introdotta nel Rituale romano da Leone XIII, nella forma breve, recitava così (qui una traduzione in italiano): «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. / San Michele Arcangelo,/ difendici nella battaglia/ contro le malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto./ Che Dio lo comandi,/ ti preghiamo supplichevoli: / e tu, che sei il Principe della milizia celeste,/ Satana e gli altri spiriti maligni, / che si aggirano per il mondo / cercando la perdizione delle anime / con la virtù divina ricacciali nell’Inferno./ Amen».
Con il Concilio Vaticano II e l’abolizione delle Preci Leonine, avverrà una prima drastica limitazione della preghiera scritta da Leone XIII. A questa riforma, nel corso degli anni, seguiranno altre limitazioni fino a far quasi cadere nel dimenticatoio l’importantissima orazione. Ci penserà nel 1994 san Giovanni Paolo II a ricordare ai fedeli le preziose parole di papa Leone XIII: «Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). È a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell'Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l'immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele» (Regina Coeli del 24 aprile 1994).
Nel 2018, papa Francesco ha ricordato al popolo di Dio la famosa preghiera in un comunicato stampa della Santa Sede, datato 29 settembre 2018: «Il Santo Padre ha deciso di invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi. [...] Il Santo Padre ha chiesto anche che la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre si concluda con la preghiera scritta da Leone XIII».
PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO SECONDO PAPA LEONE XIII (formula integrale)
“Gloriosissimo Principe degli eserciti celesti, San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento e nella lotta che conduciamo ‘contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12)’. Vieni ad aiutare gli uomini che Dio ha creato incorruttibili, fatti a Sua immagine e somiglianza, (Sp 2,23) e ricomprati a prezzo così caro della tirannia del diavolo (1 Cor 6, 20). Combatti oggi, con l’armata degli angeli beati, le battaglie del Signore come hai combattuto una volta il capo dell’orgoglio, Lucifero, e i suoi angeli ribelli; [affinché essi] ‘non prevalsero e non ci fosse più posto per loro in Cielo’. Fu precipitato questo ‘grande drago, l’antico serpente, colui che chiamiamo il diavolo e Satana, colui che sconvolge il mondo intero: fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli’ (Ap 12, 8-9).
Questo antico nemico e omicida (Gv 8, 44) si è ribellato veementemente. “Mascherato da angelo di luce” (2 Co 11,14), con tutta l’orda degli spiriti maligni, percorre e invade la terra in profondità per cancellare da essa il Nome di Dio e del suo Cristo, per rubare, per uccidere e per perdere con la morte eterna le anime destinate alla corona di gloria eterna. Il veleno della sua malizia, come un fiume ripugnante, il drago malefico lo fa scorrere negli uomini dallo spirito depravato e dal cuore corrotto; spirito di menzogna, spirito d’empietà e di bestemmia; soffio mortale della lussuria, di tutti vizi e iniquità.
Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano disperdere il gregge. Sii dunque presente San Michele Arcangelo, capo invincibile presso il popolo di Dio, contro gli assalti delle forze spirituali del male e dà loro la vittoria! Sei tu che la Santa Chiesa venera come suo custode e padrone. Tu che la Chiesa si glorifica di avere come difensore contro le potenze criminali della terra e dell’inferno.
Sei tu colui a cui il Signore ha affidato le anime dei redenti per introdurli nella felicità celeste. Scongiura il Dio della pace di schiacciare Satana affinché esso non possa più incatenare gli uomini né nuocere alla Chiesa. Presenta le nostre preghiere all’Altissimo affinché si manifesti prestissimo per noi la misericordia del Signore (Ps 78,8 – quid?). Afferra il drago, l’antico serpente, cioè il diavolo e Satana, e caccialo incatenato ai piedi di Gesù crocifisso perché non possa mai più sedurre le nazioni (Ap 20,3). Perciò, con la tua mano forte e la tua protezione, appoggiati sulla grazia del nostro battesimo (il prete aggiungerà “e appoggiati sull’autorità sacra del nostro ministero”) […], intraprendiamo con fiducia e sicurezza, nel Nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, di respingere gli attacchi e le furberie del demonio”.
Che la Tua misericordia, Signore, si eserciti su di noi.
R: Nella misura della nostra speranza in Te.
Signore, esaudisci la mia preghiera.
R: E che il mio grido giunga fino a Te.
Preghiamo:
Dio e Padre del Nostro Signore Gesù Cristo, invochiamo il Tuo Santo Nome e
supplichiamo la Tua bontà: che, per l’intercessione di Maria Immacolata, Madre di Dio e Sempre Vergine, di San Giuseppe, sposo della stessa Santa Vergine, di San
Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, Tu degni di concederci il Tuo soccorso contro Satana e contro tutti gli altri spiriti impuri che si
aggirano nel mondo per nuocere al genere umano e per perdere le anime.
Per lo stesso Gesù Cristo Nostro Signore, Amen”.
PREGHIERA INIZIALE
Gesù donaci tanti sacerdoti, tanti Sacerdoti santi! Per le tue sacratissime piaghe e per le fiamme di infinito amore che racchiudi nel tuo cuore adorabile attira a te tutti i Sacerdoti, illuminali, benedicili, santificali, usa misericordia a quelli che ti hanno dimenticato e offeso e richiamali tutti a te! Amen.
Sui grani grandi del Padre Nostro si dice :
”Cuore di Gesù, Re d'amore, attira a Te il cuore dei Sacerdoti e il cuore di tutti gli uomini”.
Sui grani piccoli si ripete per dieci volte:
“ Gesù, sommo ed eterno Sacerdote custodisci nel tuo cuore tutti i tuoi eletti”.
LITANIE PER LA SANTIFICAZIONE DEI SACERDOTI
Concedeteci, o Signore, molti santi sacerdoti.
Santa Maria, Regina del Clero, concedeteci dei santi sacerdoti.
San Giuseppe, Patrono della santa Chiesa, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi Angeli ed Arcangeli, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi Patriarchi e Profeti, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi Martiri e sante Vergini, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi Vescovi e Confessori, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi Fondatori di Ordini religiosi, concedeteci dei santi sacerdoti.
Sant'Antonio da Padova, difensore dell'Eucaristia, concedeteci dei santi sacerdoti.
San Pasquale Baylón, concedeteci dei santi sacerdoti.
San Giovanni Maria Vianney, modello di santità sacerdotale, concedeteci dei santi sacerdoti.
San Francesco Saverio, patrono dei preti missionari, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santa Teresa del Bambin Gesù, concedeteci dei santi sacerdoti.
Beata Teresa Casini, vittima d’amore per la santità sacerdotale, concedeteci dei santi sacerdoti.
Santi e Beati del Cielo, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per celebrare degnamente il Santo Sacrificio, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per offrire quotidianamente la Santa Messa, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per nutrire i fedeli col Pane di Vita, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per favorire gli splendori del culto divino, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per rigenerare le anime col Battesimo, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per istruire i bambini nella religione, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per aiutare la gioventù a crescere nel santo timore di Dio, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per annunciare a tutti la Parola di Dio, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per smascherare e combattere le false dottrine, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per confermare nella Fede coloro che dubitano, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per sostenere ed incoraggiare coloro che esitano, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per rialzare coloro che cadono e riconciliarli con Dio, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per ricondurre a Dio tutti coloro che se ne sono allontanati, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per salvaguardare la morale cristiana, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per lottare vigorosamente contro la corruzione dei costumi, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per difendere l'onore e la santità del Matrimonio, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per consolidare la gioia delle nostre famiglie cristiane, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per fortificare e consolare i nostri ammalati ed i tribolati, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per assistere i nostri moribondi, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per condurre i nostri cari al luogo dell'eterno riposo, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per pregare ed offrire per i nostri defunti, concedeteci dei santi sacerdoti.
Per dare Gloria a Dio e pace alle anime di buona volontà, concedeteci dei santi sacerdoti.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
PREGHIERA FINALE
Padre santo, santifica i tuoi Sacerdoti, santificali nella Verità, conservali nel Nome tuo.
Che sia in essi l’Amore col quale hai amato il tuo Divin Figlio.
Guardali dal male, essi sono nel mondo e il mondo li odia.
Custodiscili, essi sono tuoi. Che non ne perisca uno solo di quanti hai affidati al tuo Figlio.
Gesù sostieni, conforta, salva i tuoi Sacerdoti.
Divino Spirito d’amore, riempili della tua Carità.
Conducili, come guidasti Gesù, fino alla Croce.
Fa’ che, Sacerdoti, siano anche Ostie d’amore per Dio, per i loro stessi fratelli per le anime tutte. Amen.
«Signore, mio Dio, poiché mi hai dato da lavorare per la tua Chiesa, proteggi sempre i frutti del mio lavoro.
Mi hai chiamato al sacerdozio quando ero un bambino smarrito; non permettere che mi smarrisca ora che sono sacerdote. Ma soprattutto, dammi la grazia di saper simpatizzare con i peccatori dal profondo del mio cuore.
Dammi compassione ogni volta che assisto alla caduta di un peccatore; fa’ che non castighi con arroganza, ma che pianga e faccia cordoglio con lui. Che io possa piangere per il mio prossimo e per me stesso. Amen»
Divo Barsotti nacque a Palaia, in provincia di Pisa e diocesi di San Miniato, il 25 aprile 1914. Spirito vivace, inquieto, era preso dal problema di Dio più di qualsiasi altra cosa. A quattordici anni aveva già letto tutti i grandi romanzi russi e i principali classici, aveva composto poesie, per il suo insaziabile bisogno di sapere e conoscere le profondità di Dio e dell’uomo.
Fu ordinato sacerdote il 18 luglio 1937, ma non visse mai la vita del parroco. Nei primi tempi del sacerdozio voleva andare in missione in terre lontane a proclamare la grandezza di Dio e la necessità dell’incontro con Cristo risorto, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale e gli eventi che ne seguirono fecero sì che egli rimanesse in Italia. Visse il periodo bellico ritirato nella propria casa paterna per volere del vescovo di San Miniato, monsignor Ugo Giubbi, che non riusciva a trovare per lui la giusta collocazione.
Nel 1945 si trasferì a Firenze e visse per alcuni anni un servizio diocesano presso un Istituto di suore in città. Questo gli diede l’occasione di entrare in contatto con il vivace cattolicesimo fiorentino di quegli anni, che vedeva nel capoluogo toscano persone come i padri Servi di Maria David Maria Turoldo ed Ernesto Balducci, Giovanni Papini, Nicola Lisi, don Lorenzo Milani, Giorgio La Pira.
Le sue prime opere di successo, in quegli anni, furono «Cristianesimo russo» e «Il Mistero cristiano nell’anno liturgico», che lo resero famoso in Italia e all’estero. Fu uno dei primi, infatti, a studiare e far conoscere in Italia santi del monachesimo russo ed orientale quali san Sergio di Radonez, san Serafino di Sarov e la spiritualità del pellegrino russo.
Con i suoi studi sulla spiritualità liturgica egli si avvicinò alla corrente di scrittori spirituali d’oltralpe che meditavano in quegli anni su tali temi operando un rinnovamento nella teologia e nella spiritualità liturgica. Entrò così in contatto epistolare con scrittori quali Von Balthasar (che fu anche suo direttore spirituale per alcuni anni), Evdokimov, Bouyer, Merton, Danielou e altri. Furono singolari anche i suoi studi sulla presenza di Dio nella letteratura: per il suo testo «La religione di Giacomo Leopardi» vinse nel 1987 il Premio Letterario Basilicata.
Negli anni ’50 si ritirò in un piccolo eremo sui colli fiorentini, che volle dedicare a San Sergio di Radonez, e raccolse attorno a sé alcuni giovani che volevano vivere con lui un’esperienza monastica sotto la sua guida. Si costituì così una famiglia religiosa che egli denominò Comunità dei figli di Dio, di carattere contemplativo sullo stile del monachesimo russo, sobrio e penitente, vicino al mondo e alle problematiche della gente.
Don Divo collaborò con riviste teologiche e insegnò Teologia spirituale e Teologia sacramentaria per più di un trentennio presso lo Studio Teologico di Firenze. Fu in rapporto epistolare con i più grandi teologi del suo tempo, come Hans Urs Von Balthasar, Pavel Evdokomov, Henri De Lubac e molti altri.
Venne chiamato ripetutamente da monasteri, Seminari, gruppi di laici. I suoi corsi di esercizi e la sua predicazione erano memorabili: la sua parola era appassionata, viva, profonda, energica. Nel 1971 fu chiamato in Vaticano a predicare gli esercizi spirituali al Papa Paolo VI e ai membri della Curia Romana.
Il suo messaggio si può condensare nella sua proposta di una vita mistica proposta a tutti, basata sulla contemplazione del Mistero di Dio nella vita dell’uomo che assume tutto il creato e la realtà sociale in cui vive portandola a Gesù Salvatore con una preghiera continua e con la vita sacramentale.
La spiritualità cristiana di don Divo è contemplativa, liturgica, escatologica, ma da viversi nella vita ordinaria, comune, portando la luce di Dio nel mondo nella trasformazione del proprio essere in una conversione continua e in un progetto di santità che sia alla portata di tutti, perché basata sul Battesimo.
Morì il 15 febbraio 2006 nel suo eremo a Settignano (Firenze), a novantadue anni non ancora compiuti, circondato dai suoi giovani monaci. La sua eredità è costituita, sul piano materiale, da almeno centosettanta libri pubblicati in diverse lingue e da centinaia di articoli e studi.
La Comunità dei Figli di Dio è presente in Italia e nel mondo con più di duemila membri, persone che si vogliono impegnare ad una vita di preghiera vivendo in case di vita comune oppure stando nel mondo (sposati o non sposati) come consacrati laici, che sono come dei “monaci nel mondo” il cui monastero interiore è la città, la famiglia, l’ufficio di lavoro.
Alla sua morte, don Divo fu definito dalla stampa nazionale italiana, anche quella laica, «l’ultimo mistico del Novecento». Il mistico è uno che addita Dio, che fa presente Dio, un Dio che non rimane confinato nel Cielo, ma che entra, attraverso i suoi figli e la Chiesa, nel mondo, per santificarlo, attraverso la luce, la bellezza, la bontà. Per vivere questo però occorre avere fede, pregare molto, frequentare i Sacramenti, vivere la penitenza. Ecco che cosa visse e che cosa insegnò don Divo Barsotti.
A fronte della fama di santità che aveva accompagnato don Divo in vita e in morte, e che perdurava col passare del tempo, cominciarono le fasi preliminari della sua causa di beatificazione e canonizzazione. A cinque anni dalla morte, nel 2011, la Conferenza Episcopale Toscana diede parere favorevole all’avvio della causa, rinnovato nel 2020 dopo che la Comunità dei Figli di Dio, nel 2014, in occasione del centenario della nascita del fondatore, aveva consegnato il Supplice Libello, ovvero la richiesta formale.
Juan Elías Medina nacque a Castro del Río, presso Cordova in Spagna, il 16 novembre 1902, figlio di Rafael Elías Pérez e María Medina Villatoro, contadini molto religiosi e di buoni costumi. Fu battezzato il giorno dopo la nascita e ricevette la Cresima il 18 aprile 1915, per mano del vescovo Ramón Guillamet, nella parrocchia di Nostra Signora dell’Assunzione di Castro del Río.
A dodici anni cominciò il primo anno di Latino e Umanità nella Precettoria (una di quelle strutture volute da monsignor Guillamet per favorire e formare le vocazioni sacerdotali) di Castro del Río, perché non poteva entrare nel Seminario diocesano di Cordova a causa della scarsità di mezzi. Passò a diventarne allievo tre anni più tardi, grazie all’intervento del suo parroco e del suo viceparroco, i quali garantirono per la sua vocazione e, allo stesso tempo, chiesero la sua ammissione con dispensa della retta.
I suoi anni da seminarista trascorsero in modo normale, anche se, durante il terzo anno, ebbe qualche malattia. Ricevette elogi dai suoi formatori e dai suoi professori per il suo talento e la sua dedizione e manifestò una chiara vocazione al sacerdozio. Fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1926, insieme ad altri venticinque sacerdoti; tra di loro, a parte lui, altri sei sarebbero morti da martiri.
Iniziò il ministero come viceparroco a Pedro Abad il 1° luglio 1926, pieno di zelo sacerdotale. Nei tre anni seguenti prestò servizio in modo esemplare, e, come dichiarò in seguito il parroco, con «una condotta senza macchia, che procede in tutto conformemente al carattere sacerdotale che mostra».
Nel 1929 fu destinato a Moriles, dove rimase fino al 1932, anno in cui l’ambiente sociale e politico spagnolo cominciava a dare segni della vera e propria persecuzione antireligiosa che si sarebbe scatenata di lì a poco.
Animato di zelo, di amore a Dio e devozione mariana, fece fiorire nel paese le catechesi, il Rosario dell’Aurora e la partecipazione alla Messa, che celebrava, secondo la testimonianza di una parrocchiana, «in maniera speciale, come assorto in essa»; dopo la celebrazione, si fermava per molto tempo in preghiera. Dotato di squisita carità, aveva parole buone per tutti e scusava sempre i difetti degli altri.
Il 26 giugno 1933 fu nominato parroco-economo della parrocchia di Nostra Signora del Carmelo del suo paese natale: lasciò Moriles accompagnato dalle calorose, e allo stesso tempo addolorate, manifestazioni di affetto dei suoi precedenti parrocchiani.
A Castro del Río, dunque, diede impulso alle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, come strumento di aiuto a chi fosse nel bisogno. Lui stesso praticava la carità anche quando i soci non si arrischiavano a viverla, specie in casi di malattia, quando affermava: «Nulla contagia la carità». Badava anche ai poveri dell’Ospedale di Gesù, attingendo al suo esiguo borsellino per comprare tutti il necessario.
Il 17 luglio 1936 andò, per l’ultima volta, a confessare le Religiose di Gesù nazareno nella chiesa di quell’ospedale. Ordinò al viceparroco di consumare tutte le Ostie consacrate perché, disse, «si avvicina una grande nuvola e ci vedremo nell’eternità». Il giorno dopo, effettivamente, ebbe inizio la guerra civile spagnola.
Il 21 luglio, don Juan fu imprigionato dopo che gli fu chiesto di presentar le sue armi: lui, invece, espose il crocifisso. Venne condotto inizialmente nel locale di Arresto Municipale, quindi nei sotterranei del Comune, trasformati nel cosiddetto carcere del popolo. Secondo la testimonianza di un altro prigioniero. Rimase amabile e caritatevole verso chi lo minacciava di morte e portava via, per fucilarli, i suoi compagni di prigionia. Come tutti i prigionieri, spazzava la prigione, e si oppose a essere sollevato da tale lavoro.
Condivideva gli alimenti scarsi che riceveva con i compagni e li confortava parlando loro del Cielo, confessandone anche parecchi. Nei giorni di prigionia, le sue uniche armi erano la preghiera del Rosario e del Breviario. Un altro compagno di carcere ricevette da lui il suo crocifisso, per evitare che venisse profanato.
Il 25 settembre 1936 subì un interrogatorio da parte del tenente a capo di un gruppo di miliziani che era arrivato al carcere. Di fronte a lui, che affermava di sapere che il prigioniero era celibe, ribadì tre volte la propria condizione di sacerdote. Venne quindi ammanettato e legato insieme ad altri quattordici compagni; dal carcere venne portato al cimitero di Castro del Río, dove venne fucilato. Prima di uscire dalla prigione aveva recitato Compieta.
Quando il suo Breviario venne raccolto dalla prigione, si trovò una lettera d’addio, rivolta a sua madre: «Madre, mentre scrivo questo mi sembra che si stia firmando la mia sentenza di morte; tuttavia, scrivo con lettere salde. Dio vi dia forza per ricevere questa notizia. È una gioia poter offrire un figlio a Dio e, se Lui vuole, voi state per offrirlo. Poiché spero che ci rivedremo in Cielo, pregate molte volte il “Signore mio Gesù Cristo” [l’Atto di Dolore, ndr] e, se potete, confessatevi bene e così vivremo uniti nella Gloria. Dite alle persone che chiedono di me di pregare molto per la mia anima, che ne avrà molto bisogno. Ai miei fratelli [dite] che siano buoni e non vi abbandonino e, soprattutto, pensate che vostro figlio muore contento e in quest’ora [lo è] più che mai. Vi voglio bene, vostro figlio, Juan».
"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri" (Mt 21,13): questo ci indica il rispetto infinito che dobbiamo avere per ogni chiesa, cappella; con quale raccoglimento, quale rispetto occorre tenervi. (...)
La parola di Nostro Signore ci dice ancora un'altra cosa, essa si applica alla nostra anima: la nostra anima, anche, è casa di preghiera; la preghiera deve elevarsi al cielo senza interruzione, come fumo d'incenso, mentre quante volte, ahimè! le distrazioni, i pensieri terrestri, i pensieri che non sono per la maggior gloria di Dio, i pensieri perfino cattivi la occupano, la riempiono di rumore, di turbamento e sporcizia e ne fanno una spelonca di ladri! ...
Sforziamoci con tutta la forza di far sì che il nostro spirito sia sempre occupato da Dio o da quanto ci incarica di fare al Suo servizio; ed anche, facendo quanto ci incarica di fare, che gettiamo sempre uno sguardo a Lui, senza mai allontanare il cuore in alcun modo, e gli occhi il meno possibile, così che gli occhi siano occupati per quanto è necessario e per nulla il nostro cuore: Dio sia il Re dei nostri pensieri, il Signore dei nostri pensieri, non ci abbandoni mai il Suo pensiero e tutto quanto diciamo, facciamo, pensiamo, sia per Lui, sia diretto dal Suo amore. (...)
Sia così la nostra anima una casa di preghiera, mai una spelonca di ladri. Nulla di estraneo vi abbia accesso; alcuna cosa profana vi entri, neppure per un attimo. Si occupi incessantemente del suo Amato... Quando si ama, non si perde di vista quanto si ama...
San Charles de Foucauld
*Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cfr. Lc 2, 34-35)
Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era spirato, la lancia crudele non poté arrivare alla sua anima. Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l'anima. L'anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, superò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio.
Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l'anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). Quale scambio! Ti viene dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Come l'ascolto di queste parole non avrebbe trapassato la tua anima tanto sensibile, quando il solo ricordo riesce a spezzare anche i nostri cuori, che puri sono di pietra e di ferro?
Non meravigliatevi, o fratelli, quando si dice che Maria è stata martire nello spirito. Si meravigli piuttosto colui che non ricorda d'aver sentito Paolo includere tra le più grandi colpe dei pagani che essi furono privati di affetto. Questa colpa è stata ben lontana dal cuore di Maria, e sia ben lontana anche da quello dei suoi umili devoti.
Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessun altro amore si può paragonare.
PREGHIERA
“Ti benediciamo, Signore, Padre santo,
perché nella ricchezza del tuo amore,
dall'albero che aveva portato all'uomo morte e rovina,
hai fatto scaturire la medicina di salvezza e di vita.
Il Signore Gesù, sacerdote, maestro e re,
venuta l'ora della sua Pasqua,
salì volontariamente su quel legno
e ne fece l'altare del sacrificio,
la cattedra di verità,
il trono della sua gloria.
Innalzato da terra trionfò sull'antico avversario
e avvolto nella porpora del suo sangue
con amore misericordioso attirò tutti a sé;
aperte le braccia sulla croce offrì a te, o Padre,
il sacrificio della vita
e infuse la sua forza redentrice
nei sacramenti della nuova alleanza;
morendo rivelò ai discepoli
il senso misterioso di quella sua parola:
il chicco di grano che muore nei solchi della terra
produce una messe abbondante.
Ora ti preghiamo, Dio onnipotente,
fa' che i tuoi figli adorando la Croce del Redentore,
attingano i frutti della salvezza
che egli ha meritato con la sua passione;
su questo legno glorioso
inchiodino i propri peccati,
infrangano la loro superbia,
guariscano l'infermità della condizione umana;
traggano conforto nella prova,
sicurezza nel pericolo,
e forti della sua protezione
percorrano incolumi le strade del mondo,
fino a quando tu, o Padre,
li accoglierai nella tua casa.
Per Cristo nostro Signore. Amen”.
O Dio che ci hai amato per primo,
noi parliamo di te
come di un semplice fatto storico,
come se una volta soltanto
tu ci avessi amati per primo.
E tuttavia tu lo fai sempre.
Molte volte, ogni volta, durante tutta la vita,
tu ci ami per primo.
Quando ci svegliamo al mattino
e volgiamo a te il nostro pensiero,
tu sei il primo, tu ci hai amati per primo.
Se mi alzo all'alba e volgo a te,
in un medesimo istante, il mio animo,
tu mi hai già preceduto,
mi hai amato per primo.
Quando m'allontano dalle distrazioni,
e mi raccolgo per pensare a te,
tu sei stato il primo.
E così sempre.
E poi, noi ingrati,
parliamo come se una volta sola
tu ci avessi amato così per primo!
Soren Kierkegaard
La devozione al nome di Maria nacque in epoca medievale, insieme a quella per il nome di Gesù e fu presto arricchita dai pontefici di particolari indulgenze. La festa venne istituita nel 1513 da papa Giulio II, che la concesse alla sola diocesi spagnola di Cuenca:
L’estensione a tutta la Chiesa è opera di papa Innocenzo XI per commemorare la messa che a Vienna, il 12 settembre del 1683, aveva suggellato l’alleanza fra l’imperatore Leopoldo I d’Austria e il re di Polonia Giovanni III Sobieski: quel giorno, i due sovrani cattolici avevano dato il via alla controffensiva che portò alla liberazione della capitale austriaca dall’assedio dei Turchi.
Nella Bibbia il nome indica l’identità, la missione di una persona: il nome Maria è probabilmente di origine egiziana e contiene la radice del verbo «amare». La Vergine è l’Amata in cui non vi è difetto, la «piena di grazia» come è chiamata dall’arcangelo Gabriele (LC 1, 28).
Nella storia dell’esegesi diverse sono state le interpretazioni del significato del nome di Maria, a seconda della radice da cui lo si vuole far derivare: amarezza, mare e stella. La prima parola, amarezza, si ricollega a quanto detto nelle profezie circa l’immensità del Suo dolore per la Passione di Gesù.
Per quanto riguarda il mare – facendo derivare il nome dall’’ebraico Maryam – è il termine più consono a esprimere la sovrabbondanza delle grazie sparse sopra di Lei.
Con l’appellativo stella la Chiesa invoca la Vergine nell’inno «Ave, Maris Stella», la cui «luce brilla nei cieli e penetra negli abissi, percorre la terra, infiamma d’amor divino ogni cuore, suscita le virtù e distrugge il vizio. Ella è la candida e dolce stella dalla Provvidenza innalzata sopra il profondo mare dell’universo, per illuminarlo con lo splendore del suo esempio» (San Bernardo).
Nei pericoli, nelle angosce, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Che ella non si allontani mai dalla tua bocca, non si allontani mai dal tuo cuore, e, per ottenere il soccorso della sua preghiera, segui l’esempio della sua vita. Seguendo lei non devierai, pregando lei non ti scoraggerai, pensando a lei non sbaglierai; se lei ti tiene per mano non cadi, se lei ti protegge non temi, se lei ti fa da guida non ti affatichi, se lei ti è favorevole arrivi al porto. (San Bernardo)
Il Venerabile Servo di Dio Marcello Labor nacque l’8 luglio 1890 a Trieste (Italia), in una famiglia ebrea, non particolarmente osservante. Il padre, Carlo Loewy, di origini ungheresi, era giunto a Trieste con la carica di procuratore della Banca Commerciale.
Educato nella rettitudine morale, ricevette un’accurata formazione culturale e scolastica a Trieste, condividendo gli ideali del socialismo.
Nel 1912 sposò Elsa Reiss con rito ebraico. Nello stesso anno, il padre decise di essere battezzato. Sul suo esempio, anche lui, insieme alla moglie, venne battezzato il 23 dicembre 1914. Nello stesso anno, si laureò in Medicina.
Durante la Prima Guerra Mondiale, fu tenente medico nell’esercito austro-ungarico, impegnato sul fronte orientale. Fatto prigioniero, fu liberato al termine della guerra. Successivamente, con la famiglia, si stabilì a Pola sulla penisola istriana, dove lavorò come medico, dimostrando grande professionalità e generosità verso i meno abbienti.
Conosciuto casualmente il sacerdote Antonio Santin, trovò in lui un sincero amico e una valida guida spirituale, che accompagnò anche la moglie nella malattia.
Rimasto vedovo nel 1934, si dedicò con grande zelo all’educazione dei tre figli. Contemporaneamente, curò con attenzione la sua vita spirituale e si dedicò alla lettura dei classici cristiani, in particolare della spiritualità carmelitana, francescana e gesuita; partecipò a pellegrinaggi, esercizi spirituali, ritiri e incontri di formazione cristiana. Divenne membro del Terz’Ordine francescano, della Conferenza di san Vincenzo de’ Paoli, dell’Azione Cattolica, e fu fondatore a Pola del Centro Cattolico di Cultura. Si prodigò in conferenze negli ambiti più svariati, ma sempre con vivo senso religioso ed educativo.
Nel 1938 chiuse il suo ambulatorio medico a Pola e si presentò al Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pietro Ricaldone, chiedendo di essere ammesso in Congregazione, anche con una prospettiva di impegno nelle missioni, ma la risposta fu negativa. Convinto della vocazione al sacerdozio, decise di chiedere consiglio alla propria guida spirituale, don Antonio Santin, diventato, nel frattempo, Vescovo di Trieste, che lo indirizzò al Seminario Patriarcale di Venezia, dove entrò il 12 ottobre 1938.
Nel seguire la vocazione sacerdotale si spogliò completamente dei beni, donandoli ai figli o distribuendoli ai poveri.
Concluso il percorso formativo, fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1940 a Trieste. Il Vescovo lo destinò subito al Seminario di Capodistria con le responsabilità prima di vice-rettore, poi pro-rettore e infine rettore. In tali incarichi si dedico, con grande competenza, alla cura della vita spirituale, delle relazioni e delle necessità materiali, per un gruppo di seminaristi fortemente segnati da sentimenti nazionalisti diversi e spesso contrastanti – italiani, croati e sloveni – nel periodo drammatico della guerra. Nel 1943 il Vescovo gli affidò l’Unione Apostolica dei sacerdoti del Sacro Cuore, e la promozione dell’opera del Seminario nella diocesi in qualità di segretario dell’Opera Pro Seminario.
Il reale pericolo di vita per il Venerabile Servo di Dio, con l’occupazione tedesca dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, determinò per precauzione il suo trasferimento nella parrocchia di Fossalta di Portogruaro dove, per un anno e mezzo, si dedicò alla pastorale, in particolare al ministero della predicazione alle comunità religiose, ai sacerdoti e ai laici. Nel 1945, rientrò a Capodistria, passata sotto il dominio jugoslavo del maresciallo Tito, per assumere di nuovo la direzione del Seminario. Il 26 luglio 1947 il Servo di Dio fu sottoposto ad un processo costruito sulla denuncia delle provviste alimentari trovate nel Seminario e sull’imposizione dell’italiano ai seminaristi, con una condanna già decisa in partenza. Debole e ammalato, trascorse in carcere quasi tre mesi fino al 30 dicembre 1947.
Dopo la liberazione dal carcere, fu trasferito al Seminario Teologico di Gorizia come Padre Spirituale e, nel 1948, venne nominato Canonico Teologo del Capitolo della Cattedrale di Trieste. Sempre docile al Vescovo, nel 1953, accettò la nomina a Rettore del nuovo Seminario di Trieste, che guidò con saggezza e sollecitudine.
Stroncato da una crisi cardiaca, morì a Trieste (Italia) il 29 settembre 1954.
La Chiesa celebra oggi la Natività della Beata Vergine Maria.
Maria nacque santa, poiché fu concepita senza macchia originale e piena di ogni grazia. La grazia che ebbe la Beata Vergine Maria sorpassò la grazia non solo di ciascun santo, ma di tutti gli Angeli ed i Beati del cielo. E questo a ben ragione perché Maria era destinata a divenire Madre di Dio. Ora se Maria fu eletta ad essere Madre di Dio, era necessario che Dio l'adornasse d'una grazia corrispondente alla dignità eccelsa cui l'aveva destinata. Inoltre Maria era destinata ad essere mediatrice di tutte le grazie e perciò ebbe una grazia superiore quella di tutte le altre creature.
A Maria, Mediatrice di tutte le grazie, chiediamo numerosi e santi Sacerdoti.
PREGHIERA A MARIA
MADRE DEI SACERDOTI
Madre di Cristo, al Messia Sacerdote hai dato il corpo di carne per l'unzione dello Spirito Santo per la salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel tuo cuore e nella Chiesa i sacerdoti, Madre del Salvatore.
Madre della fede, hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, Compimento delle promesse date ai Padri, consegna al Padre per la sua gloria i sacerdoti del Figlio tuo, Arca dell'Alleanza.
Madre della Chiesa, tra i discepoli nel cenacolo pregavi lo Spirito per il popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni, Regina degli apostoli.
Madre di Gesù Cristo, eri con lui agli inizi della sua vita e della sua missione, lo hai cercato Maestro tra la folla, lo hai assistito innalzato da terra, consumato per il sacrificio unico eterno, e avevi Giovanni vicino, tuo figlio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti. Amen. (Giovanni Paolo II, Pastores dato vobis)
Dopo l’enunciazione di ogni mistero si recitano:
1Padre nostro – 10 Ave Maria – 1 Gloria al Padre
Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave Maria
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del Tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per i tuoi Sacerdoti, adesso e nell'ora della loro morte. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
GIACULATORIE
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua divina misericordia.
Maria, Madre dell’Eterno Sacerdote Gesù, tu che sei l’onnipotente per grazia, ottieni alla tua Chiesa numerosi e santi Sacerdoti che vivano d’amore per il tuo Figlio e il popolo di Dio a loro affidato.
Misteri della luce (giovedì)
Gesù ha mandato gli Apostoli a predicare e a battezzare. Preghiamo perché i sacerdoti vivano sempre meglio la grazia dell’ordine sacro e aiutino i fedeli a celebrare con fede e a vivere i doni di grazia di ogni sacramento, nelle diverse tappe e scelte di vita.
2. Gesù alle nozze di Cana trasforma l’acqua in vino
Gesù compie il suo primo miracolo per intercessione di Maria, che dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Affidiamo al Signore i seminaristi, perché nel loro cammino verso il sacerdozio trovino maestri capaci di indirizzarli all’unico Maestro, Gesù, e li formino a fare semplicemente quanto Lui desidera.
3. Gesù annuncia il Regno di Dio
Gesù inizia la sua missione invitando a convertirsi e a credere al Vangelo. Preghiamo perché i sacerdoti, i vescovi e il papa, in dialogo con il pensiero e la cultura di oggi, sappiano annunciare la Buona Notizia, che risponde alle domande più profonde di ogni uomo, ma che esige anche di essere accolta con la trasformazione della propria vita.
4. Gesù si trasfigura davanti ad alcuni Apostoli, mostrando la sua gloria di Figlio e Parola di Dio
Fa’ o Signore Gesù che i sacerdoti che si occupano dei giovani siano loro per primi trasfigurati dall’incontro con Te e così possano essere, per coloro che educano, luce che illumina il cammino e sale che insegna sapienza e testimoniare, più con la vita che con le parole, quanto riempie di gioia, pur nelle difficoltà, il donarsi a Dio e ai fratelli.
5. Gesù istituisce l’Eucaristia, perenne memoria di Lui
Affidiamo al Signore i sacerdoti perché celebrino l’Eucaristia con ogni cura, la pongano come inizio e meta di ogni impegno pastorale e insegnino ai fedeli a fare del dono di se stessi, unito al dono sacramentale di Cristo, la fonte e il culmine della loro vita cristiana.
PREGHIERA FINALE
Tutta la tua vita O Maria è un sì a Dio, alla Sua volontà. Non è stato certamente facile per te. Eppure, nella Tua umiltà, ti sei abbandonata in Dio, e fidata di Lui.
Maria insegna anche ai Sacerdoti l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Fa che possano con Te e come Te dire ogni giorno e in ogni circostanza il loro “Eccomi” al Signore perché la Parola di Dio si incarni nella loro vita. Amen
PREGHIERA A MARIA
MADRE DEI SACERDOTI
Madre di Cristo, al Messia Sacerdote hai dato il corpo di carne per l'unzione dello Spirito Santo per la salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel tuo cuore e nella Chiesa i sacerdoti, Madre del Salvatore.
Madre della fede, hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, Compimento delle promesse date ai Padri, consegna al Padre per la sua gloria i sacerdoti del Figlio tuo, Arca dell'Alleanza.
Madre della Chiesa, tra i discepoli nel cenacolo pregavi lo Spirito per il popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni, Regina degli apostoli.
Madre di Gesù Cristo, eri con lui agli inizi della sua vita e della sua missione, lo hai cercato Maestro tra la folla, lo hai assistito innalzato da terra, consumato per il sacrificio unico eterno, e avevi Giovanni vicino, tuo figlio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti. Amen. (Giovanni Paolo II, Pastores dato vobis)
Dopo l’enunciazione di ogni mistero si recitano:
1Padre nostro – 10 Ave Maria – 1 Gloria al Padre
Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave Maria
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del Tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per i tuoi Sacerdoti, adesso e nell'ora della loro morte. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
GIACULATORIE
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua divina misericordia.
Maria, Madre dell’Eterno Sacerdote Gesù, tu che sei l’onnipotente per grazia, ottieni alla tua Chiesa numerosi e santi Sacerdoti che vivano d’amore per il tuo Figlio e il popolo di Dio a loro affidato.
Misteri della gloria (mercoledì e domenica)
La buona notizia del Vangelo è che Gesù, il crocifisso, è risorto. Preghiamo perché nelle nostre comunità e nelle missioni, il papa, i vescovi e tutti i sacerdoti, annuncino a vicini e lontani, con la testimonianza della vita e con le parole più adatte, Gesù, l’unico Salvatore.
2.Gesù sale in cielo e siede alla destra di Dio Padre
Gesù ha rassicurato i discepoli dicendo “Io sono con voi tutti i giorni”. Preghiamo per i sacerdoti che hanno dei pesanti dubbi di fede, tentazioni o anche gravi peccati, perché sentano proprie le parole di Gesù rivolte a Pietro: “Tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).
3.Lo Spirito Santo scende sugli Apostoli riuniti nel cenacolo con Maria
Lo Spirito Santo dispensa i carismi per formare l’unico Corpo di Cristo. Preghiamo per i sacerdoti e i vescovi che appartengono ai movimenti ecclesiali, perché suscitando ed accogliendo i doni dello Spirito Santo, li facciano fruttificare per il bene della Chiesa e del mondo.
4.Maria è assunta in cielo
Gesù in croce ha donato a Giovanni Maria e lei, assunta in cielo, continua a mostrarsi Madre premurosa della Chiesa. Preghiamo perché, aiutati dalla sua materna sollecitudine, tutti i sacerdoti possano esercitare con carità la loro paternità spirituale, adoperandosi per coloro che cercano il loro consiglio e la guida nella direzione spirituale.
5.Maria è incoronata Regina e insieme a tutti i santi è nella gloria del cielo
Maria Regina del cielo è contornata da tanti santi. Chiediamo l’intercessione dei diaconi, dei Sacerdoti, dei vescovi e dei papi che sono santi riconosciuti dalla Chiesa locale e universale e dei tanti che non sono ricordati dal calendario liturgico ma che sono nella gloria del paradiso, perché il loro esempio di vita e la loro carità dal cielo, unita a quella di Maria, aiutino i Sacerdoti che sono ancora sulla terra a esercitare il loro ministero secondo la volontà del Signore.
PREGHIERA FINALE
Tutta la tua vita O Maria è un sì a Dio, alla Sua volontà. Non è stato certamente facile per te. Eppure, nella Tua umiltà, ti sei abbandonata in Dio, e fidata di Lui.
Maria insegna anche ai Sacerdoti l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Fa che possano con Te e come Te dire ogni giorno e in ogni circostanza il loro “Eccomi” al Signore perché la Parola di Dio si incarni nella loro vita. Amen
MISTERI DEL DOLORE (MARTEDÌ E VENERDÌ)
PREGHIERA A MARIA
MADRE DEI SACERDOTI
Madre di Cristo, al Messia Sacerdote hai dato il corpo di carne per l'unzione dello Spirito Santo per la salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel tuo cuore e nella Chiesa i sacerdoti, Madre del Salvatore.
Madre della fede, hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, Compimento delle promesse date ai Padri, consegna al Padre per la sua gloria i sacerdoti del Figlio tuo, Arca dell'Alleanza.
Madre della Chiesa, tra i discepoli nel cenacolo pregavi lo Spirito per il popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni, Regina degli apostoli.
Madre di Gesù Cristo, eri con lui agli inizi della sua vita e della sua missione, lo hai cercato Maestro tra la folla, lo hai assistito innalzato da terra, consumato per il sacrificio unico eterno, e avevi Giovanni vicino, tuo figlio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti. Amen. (Giovanni Paolo II, Pastores dato vobis)
Dopo l’enunciazione di ogni mistero si recitano:
1Padre nostro – 10 Ave Maria – 1 Gloria al Padre
Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave Maria
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del Tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per i tuoi Sacerdoti, adesso e nell'ora della loro morte. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
GIACULATORIE
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua divina misericordia.
Maria, Madre dell’Eterno Sacerdote Gesù, tu che sei l’onnipotente per grazia, ottieni alla tua Chiesa numerosi e santi Sacerdoti che vivano d’amore per il tuo Figlio e il popolo di Dio a loro affidato.
Preghiamo perché tutti i sacerdoti siano fedeli, con intelligenza e disponibilità interiore, al voto di ubbidienza fatta al vescovo o al loro superiore, e vivano in questo abbandono filiale l’ubbidienza alla volontà di Dio Padre e la realizzazione più piena della propria libertà.
2. Gesù è processato e flagellato
Preghiamo per i seminaristi, i diaconi, i sacerdoti e i vescovi che vivono in terre dove la fede cristiana è ostacolata o perseguitata. Il loro martirio nella fatica quotidiana o quello cruento fino a dare la vita, porti frutti generando altri cristiani e in ogni paese del mondo giunga finalmente la pace.
3. Gesù è schernito e coronato di spine
Preghiamo perché guardando a Gesù, Re e Signore, ma incoronato di spine, il papa, i vescovi e tutti coloro che nella Chiesa hanno qualche potere, lo svolgano come opera di carità a servizio dei fratelli, sacrificando se stessi per coloro che sono affidati alla loro responsabilità.
4. Gesù è caricato della croce e sale al calvario
Gesù ha detto di prendere ogni giorno la croce e di seguirlo. Preghiamo perché tutti i parroci, nella fedeltà agli impegni quotidiani meno eclatanti, come la preghiera, e soprattutto nella disponibilità alla confessione, trovino una fonte di grazia e santificazione per loro e per i fedeli.
5. Gesù sacrifica la sua vita morendo in croce
Preghiamo per i sacerdoti e i vescovi anziani, ammalati o moribondi, perché, come hanno donato la loro vita nel servizio attivo, ora si uniscano spiritualmente a Cristo morente che si affida con fiducia al Padre e, quando sarà il loro momento, siano consolati dalla sua affermazione: “Oggi sarai con me in paradiso”.
PREGHIERA FINALE
Tutta la tua vita O Maria è un sì a Dio, alla Sua volontà. Non è stato certamente facile per te. Eppure, nella Tua umiltà, ti sei abbandonata in Dio, e fidata di Lui.
Maria insegna anche ai Sacerdoti l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Fa che possano con Te e come Te dire ogni giorno e in ogni circostanza il loro “Eccomi” al Signore perché la Parola di Dio si incarni nella loro vita. Amen
PREGHIERA A MARIA
MADRE DEI SACERDOTI
Madre di Cristo, al Messia Sacerdote hai dato il corpo di carne per l'unzione dello Spirito Santo per la salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel tuo cuore e nella Chiesa i sacerdoti, Madre del Salvatore.
Madre della fede, hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, Compimento delle promesse date ai Padri, consegna al Padre per la sua gloria i sacerdoti del Figlio tuo, Arca dell'Alleanza.
Madre della Chiesa, tra i discepoli nel cenacolo pregavi lo Spirito per il popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni, Regina degli apostoli.
Madre di Gesù Cristo, eri con lui agli inizi della sua vita e della sua missione, lo hai cercato Maestro tra la folla, lo hai assistito innalzato da terra, consumato per il sacrificio unico eterno, e avevi Giovanni vicino, tuo figlio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti. Amen. (Giovanni Paolo II, Pastores dato vobis)
Misteri della gioia (lunedì e sabato)
Maria ha risposto all’Angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, sia fatta la sua volontà”; preghiamo perché i chiamati al sacerdozio rispondano con la sua stessa fede e generosità e scelgano di donarsi con gioia a Dio e ai fratelli.
Dopo l’enunciazione di ogni mistero si recitano:
1Padre nostro – 10 Ave Maria – 1 Gloria al Padre
Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave Maria
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del Tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per i tuoi Sacerdoti, adesso e nell'ora della loro morte. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
GIACULATORIE
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua divina misericordia.
Maria, Madre dell’Eterno Sacerdote Gesù, tu che sei l’onnipotente per grazia, ottieni alla tua Chiesa numerosi e santi Sacerdoti che vivano d’amore per il tuo Figlio e il popolo di Dio a loro affidato.
PREGHIERA FINALE
Tutta la tua vita O Maria è un sì a Dio, alla Sua volontà. Non è stato certamente facile per te. Eppure, nella Tua umiltà, ti sei abbandonata in Dio, e fidata di Lui.
Maria insegna anche ai Sacerdoti l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Fa che possano con Te e come Te dire ogni giorno e in ogni circostanza il loro “Eccomi” al Signore perché la Parola di Dio si incarni nella loro vita. Amen
2. Maria va a visitare Elisabetta che la riconosce Madre del Signore
Maria ha portato il Salvatore Gesù, ancora nel suo grembo, da Elisabetta. Preghiamo per tutti i sacerdoti che si fanno prossimi ai più poveri, ai malati e ai carcerati, attraverso la testimonianza di accoglienza, l’annuncio del Vangelo e il dono della Comunione Eucaristica.
3.Gesù nasce a Betlemme
Il Bambino che Maria e Giuseppe contemplano appena nato è il Figlio di Dio. Preghiamo perché ogni sacerdote viva con serenità il suo celibato e promuova la vocazione al matrimonio, mostrandone la bellezza e l’orientamento alla santità, e aiuti i genitori ad accogliere il dono della vita, facendo vedere l’unicità e l’importanza di ogni figlio.
4.Gesù è presentato al tempio, secondo la legge ebraica
Gesù neonato è stato presentato al tempio, cioè offerto a Dio. Ricordiamo al Signore tutti coloro che si sono donati a lui attraverso una comunità religiosa o monastica, perché il loro sacerdozio, insieme al carisma specifico della comunità, porti frutti per il bene di tutta la Chiesa.
5.Gesù è ritrovato nel tempio, mentre discute con i Dottori
Maria e Giuseppe si sono stupiti alla dichiarazione di Gesù di doversi occupare delle cose del Padre suo. Preghiamo perché le famiglie di coloro che sono chiamati al sacerdozio favoriscano, o almeno non ostacolino, le loro scelte, comprendendo che la felicità di ogni persona è seguire la volontà di Dio Padre.
Salve, Regina.
Quando si parla del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci si tende a sottolineare unicamente la potenza di Gesù, il miracolo che ha sfamato circa cinque mila persone. Ma tutto è nato da un niente - cinque pani e due pesci - consegnato in buone mani, con fiducia. A me pare molto importante immaginare e sottolineare cosa possa essere successo nella mente, nel cuore di quel giovane che, affamato, con lo stomaco vuoto, ha avuto il coraggio di consegnare agli apostoli quell'unico boccone che gli è stato chiesto. Non so fino a che punto abbia capito, intuito dove e in mano di chi andasse a finire il suo pranzo. Probabilmente gli avranno fatto capire che lo stava chiedendo lo stesso Gesù, che voleva, con quel poco, saziare quell'esercito di affamati. Fortunato giovane che, dopo aver capito che quei pani sarebbero andati in mano a Gesù, li ha ceduti, forse con l'acquolina in bocca per la fame che anche lui, come tutti, provava. Mi torna in mente l'episodio avvenuto - così si racconta - in un castello da allora detto castello del porco.
Nel castello, lungamente assediato da nemici, un gruppo di persone riuscivano a sopravvivere grazie all'abbondante scorta di cibo. Ma un certo giorno s'accorsero che le riserve stavano per finire. Non rimaneva loro che un maiale gelosamente allevato per farne, a suo tempo, saporiti salami. Visto che l'assedio era sempre più tenace, tennero consiglio per decidere se mangiare il porco e poi darsi in mano al nemico o donare al nemico il porco per ostentare abbondanza... Affamati ma fiduciosi, decisero di adottare la seconda proposta: “Il nemico - concluse il capo - rimarrà sconfitto appena sorpreso della nostra inaspettata abbondanza”. E indovinò. Il maiale, unico ben di Dio rimasto, fu lasciato correre fuori dalle mura assediate e donato in pasto al nemico. E fu la vittoria. Gli assedianti si ritirarono e la gente del castello fu libera. Senz'altro fu un rischio offrire al nemico quell'unico cibo rimasto. Ma è certezza di risposta miracolosa, è benedizione sicura donare a Gesù presente nel prossimo anche il necessario per vivere. Così accadde alla vedova che nel tempio offrì tutto ciò che aveva per vivere, così avvenne al giovane che offrendo a Gesù quell'unico suo boccone poté godere della sovrabbondante risposta.
Così accade anche oggi - ed è sotto gli occhi di tutti - a chiunque si fidi della Provvidenza. Ciò mi guarisce dalla paura di aver troppo poco da offrire. Mi dona la certezza che Gesù, per sfamare il mondo, vuole che gli offra con amore il mio poco o niente.
PADRE ANDREA PANONT O.C.D.
Ogni anno, il 15 settembre, la Chiesa celebra la festa della Beata Vergine Maria Addolorata. Essa trae origine dal passo del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria sul Calvario.
Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-27)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Il Vangelo attesta che Maria stava ai piedi della croce, con l’animo trafitto dalla spada del dolore, nel vedere l’amato Figlio subire l’infame supplizio della croce. San Bernardo, in un’omelia per la Domenica nell’Ottava dell’Assunzione, dice che sul Calvario Maria, la Vergine Addolorata, ha condiviso la passione del Figlio «entrandovi mediante la sua com-passione». E, in uno dei suoi discorsi, aggiunge: «La forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, superò di molto, nell’intensità, le sofferenze fisiche del martirio».
Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e del suo discepolo fedele: Giovanni. In quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!» …. Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto ciò, il Signore ha riconosciuto che «tutto era compiuto».
Proprio lì, ai piedi della croce, nel momento del massimo dolore, Maria è chiamata a diventare una seconda volta Madre; non più dell’Unigenito Figlio di Dio, ma degli uomini salvati dalla passione e morte di Cristo: «Donna ecco tuo Figlio», a indicare in Giovanni la Chiesa nascente.
Il Vangelo ci mostra anche Maria che, addolorata per la perdita del Figlio, quasi condannata in un certo senso a rimanere sola, viene affidata a una persona che la prende con sé e «da quell’ora il discepolo l’accolse con sé». Possiamo anche immaginare Maria che si sarebbe presa cura di quel fedele discepolo del Figlio che, solo, aveva avuto il coraggio di stargli vicino sino al momento della morte. Maria e Giovanni, chiamati a prendersi cura l’una dell’altro.
Ai piedi della croce, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei, perché non vuole che camminiamo senza una madre. Ella è la donna di fede che, come vera madre, cammina nella fede e cammina con noi, combatte con noi, e testimonia incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio.
Ogni cristiano e, in modo particolare, il Sacerdote, come Giovanni è stato scelto per prendere il posto di figlio. Come potrebbe, dunque, il ministro di Cristo trascurare una tale Madre, o fare a meno della sua presenza e dei suoi benefici?
Preghiamo la Vergine Addolorata, perché ci ottenga dal Signore Sacerdoti che sappiano contemplare il Crocifisso, che non si abituino a vederlo sulla croce, ma si lascino sorprendere dal suo amore e imparino alla scuola di tanta Madre a unire le proprie sofferenze a quelle di Cristo per la redenzione del mondo.
PREGHIERA ALL’ADDOLORATA
O Vergine SS. Addolorata, Madre dal Cuore trafitto, volgi il tuo sguardo pietoso su tutti i Sacerdoti ed ascolta la nostra preghiera. Ottieni per essi un grande amore al Cuore Sacratissimo del tuo Figlio, perché non abbiano più ad offenderlo con il peccato. Aiutali ad accettare e portare le croci di ogni giorno con amore e con fede. Chinati su di essi quando sono nel dolore, nella tristezza e nell’abbandono. Fa’ che la loro vita sia sempre un olocausto, offerto a Dio, per la conversione dei peccatori e la diffusione nel mondo del regno dell’amore del Cuore del Tuo Figlio e del Tuo Cuore Addolorato. Ottieni inoltre alla Chiesa molte e sante vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Amen.