NEO ORDINATI

FESTA PER I SACERDOTI

PER LE SUORE

E

NEO PROFESSE

"I fratelli sacerdoti, al pari di Maria e Giuseppe, hanno ogni giorno Gesù tra le loro mani... siano sale della terra, facciano risplendere dinanzi agli uomini le loro buone opere affinché questi glorifichino Dio, muoiano a tutto ciò che non è Gesù, poiché "se il chicco di grano non muore resta solo; se viceversa muore produce molto frutto".

Ricordino i fratelli sacerdoti che si fa bene agli altri nella misura di ciò che si ha dentro di sé, quanto a spirito interiore ed a Virtù.

Il prete è un Ostensorio, suo compito è di mostrare Gesù. Egli deve sparire e lasciare che si veda solo Gesù..."

(San Charles de Foucauld)

9 NOVEMBRE

FESTA DELLA DEDICAZIONE

DELLA BASILICA LATERANENSE

La festa odierna è la festa di tutte le chiese del mondo: la Dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano. Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, donò al papa il palazzo del Laterano. Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente.

Essa è ritenuta madre di tutte le chiese.

Consacrata dal papa Silvestro col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.

Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul paganesimo occidentale. Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore. Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri.

Segno tangibile del tempio spirituale che è il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e che, morto e risorto, vive nell’eternità. Questa festa deve far sì che si rinnovi in noi l’amore e l’attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa. Il mistero di Cristo, venuto “non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47), deve infiammare i nostri cuori, e la testimonianza delle nostre vite dedicate completamente al servizio del Signore e dei nostri fratelli potrà ricordare al mondo la forza dell’amore di Dio, meglio di quanto lo possa fare un edificio in pietra.

CAINO E ABELE

ERANO TROPPI

Nella stanza di Andrea non ci stava più niente. Non ci si passava neppure, se non saltellando fra le varie cose che occupavano il pavimento.

La prima reazione di chi voleva mettere un po' d'ordine sarebbe stata quella di buttare dalla finestra tutto ciò che ingombrava, tutto ciò che sembrava superfluo. Ma, esaminata ogni cosa e constatato che ogni oggetto era necessario, ci chiedemmo quale sistema adottare per reperire un po' di spazio.

Ad Antonio brillò la soluzione appena s'accorse che lo spazio maggiore era occupato da sette voluminose scatole di cartone. Non poteva disfarle, né scomporle. Le doveva tenere così. Capì che in camera di Andrea si poteva risolvere il grande problema di mettere ordine appena notò che le scatole erano tutte e sette di diversa grandezza: le sette scatole potevano stare insieme, ma non una accanto all'altra e neppure una sull'altra, ma una dentro l'altra. Ciascuna entrava esattamente nell'altra; la più grande conteneva la più piccola e tutte e sette occuparono unicamente lo spazio della più voluminosa.

Entrando nella stanza non si vedevano più sette scatole, ma una sola. Ecco trovato l'ordine; ecco debellato il disordine. Sette scatole, una scatola sola: trovato l'ordine, trovato lo spazio.

Non è vero che siamo troppi in famiglia, nel mondo. Questa impressione nasce dal fatto che siamo nel disordine, nella divisione, nella discordia. Oggi si parla molto del pericolo della superpopolazione della terra. Si ricorre a metodi a dir poco delittuosi per sfoltire il temuto sovraffollamento dell'umanità. Lo spazio di vivibilità risulta evidente appena impariamo che siamo fatti non per vivere uno separato dall'altro e tanto meno uno contro l'altro.

Ai tempi di Caino ed Abele gli spazi della Terra erano immensi. Eppure si rivelarono tanto ristretti e invivibili che il fratricida Caino eliminò Abele. Lo spazio per l'uomo non lo dà il metro umano, ma il cuore di Dio.

Bello e significativo un proverbio che ho imparato in Sicilia: “La casa contiene quanti vuole il cuore del padrone di casa”.

Il segreto dello spazio di vivibilità è l'unità; l'ha portato Gesù: “Padre, che tutti siano Uno”, “Io in te e tu in me”. Così anch'essi in noi siano una cosa sola. Ecco l'ordine. Ecco il Paradiso: essere uno, essere Gesù. S.Agostino ha una felicissima espressione a proposito: “Dove c'è ristrettezza umana, si allarghino gli spazi della Carità”.

In Paradiso non c'è posto per due, in cielo non entra la divisione. Entra soltanto l'unità: Gesù.

Padre Andrea Panont O.C.D.

Preghiera

per i Sacerdoti

Signore Gesù, Tu hai chiamato Pietro e Andrea,

Giacomo e Giovanni e una schiera innumerevole di uomini

ai quali hai regalato la tua fiducia

per continuare la tua opera,

per seminare la vera speranza,

per curare l’infelicità umana.

Grazie, Signore, per il dono del Sacerdozio!

Grazie per aver chiamato degli uomini peccatori

a lottare contro il peccato degli uomini!

Donaci, o Signore, uno stupore inesauribile

e una fede grande per accogliere questo dono,

che nasconde il dono del tuo Amore.

Grazie, Signore per averci amati così!

Grazie per il Sacerdote che ci ha battezzato,

per il Sacerdote che ci ha dato il primo perdono,

per i sacerdoti che ci perdonano ogni giorno

e ogni giorno ci regalano la Santa Eucaristia.

Grazie per il Sacerdote che ci darà l’ultimo perdono

nell’ultimo giorno della nostra vita!

Signore, abbi pietà di noi

e manda oggi santi Sacerdoti alla tua Chiesa.

Amen

Angelo card. Comastri

ROSARIO EUCARISTICO

PER LA SANTIFICAZIONE

DEI SACERDOTI

 (Si recita con la classica corona del Rosario) 

Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Gloria al Padre

Credo

PRIMO MISTERO EUCARISTICO Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per ricordarci la sua passione e morte. Preghiamo per tutti i sacerdoti che, con la celebrazione della santa Messa, ci permettono di comunicare alla passione e alla morte del Signore.

Sui grani grandi: Padre nostro Sui grani piccoli dell'ave Maria si recita per 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento, Gesù nel Santissimo Sacramento. Gloria al Padre

SECONDO MISTERO EUCARISTICO Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per rimanere con noi tutto il tempo della nostra vita. Preghiamo per tutti i Sacerdoti che adorano con devozione il Santissimo Sacramento e promuovono l’adorazione perpetua nelle loro parrocchie.

Sui grani grandi: Padre nostro Sui grani piccoli dell'ave Maria si recita per 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento, Gesù nel Santissimo Sacramento. Gloria al Padre

TERZO MISTERO EUCARISTICO Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per perpetuare il suo Sacrificio sugli altari per noi, sino alla fine del mondo. Preghiamo per tutti i Sacerdoti perché la loro vita sia un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio per la salvezza dei fratelli.

Sui grani grandi: Padre nostro Sui grani piccoli dell'ave Maria si recita per 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento, Gesù nel Santissimo Sacramento. Gloria al Padre

QUARTO MISTERO EUCARISTICO Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per farsi cibo e bevanda dell’anima nostra. Preghiamo per tutti i Sacerdoti perché non abbiano mai a mangiare indegnamente il Corpo del Signore e insegnino ai fedeli a ricevere l’Eucaristia soltanto se sono in grazia di Dio.

Sui grani grandi: Padre nostro Sui grani piccoli dell'ave Maria si recita per 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento, Gesù nel Santissimo Sacramento. Gloria al Padre

QUINTO MISTERO EUCARISTICO Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per visitarci nel momento della nostra morte e per portarci in Paradiso. Preghiamo per tutti i Sacerdoti che assistono i moribondi e li accompagnano incontro al Signore.

Sui grani grandi: Padre nostro Sui grani piccoli dell'ave Maria si recita per 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento, Gesù nel Santissimo Sacramento. Gloria al Padre

Salve Regina

Signore, pietà, Signore, pietà.

Cristo, pietà, Cristo pietà.

Signore, pietà, Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci, Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici, Cristo, esaudiscici.

Padre del cielo, che sei Dio abbi pietà di noi.

Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi.

Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi.

Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi.

Santissima Eucaristia noi ti adoriamo.

Dono ineffabile del Padre noi ti adoriamo.

Segno dell'amore supremo del Figlio noi ti adoriamo.

Prodigio di carità dello Spirito Santo noi ti adoriamo.

Frutto benedetto della Vergine noi ti adoriamo.

Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù noi ti adoriamo.

Sacramento che perpetua il sacrificio della croce noi ti adoriamo.

Sacramento della nuova ed eterna Alleanza noi ti adoriamo.

Memoriale della morte e risurrezione del Signore noi ti adoriamo.

Memoriale della nostra salvezza noi ti adoriamo.

Sacrificio di lode e di ringraziamento noi ti adoriamo.

Sacrificio d'espiazione e di conciliazione noi ti adoriamo.

Dimora di Dio con gli uomini noi ti adoriamo.

Banchetto di nozze dell'Agnello noi ti adoriamo.

Pane vivo disceso dal cielo noi ti adoriamo.

Manna piena di dolcezza noi ti adoriamo.

Vero Agnello pasquale noi ti adoriamo.

Viatico della Chiesa pellegrina nel mondo noi ti adoriamo.

Rimedio della nostra quotidiana fatica noi ti adoriamo.

Farmaco di immortalità noi ti adoriamo.

Mistero della fede noi ti adoriamo.

Sostegno della speranza noi ti adoriamo.

Vincolo della carità Segno di unità e di pace noi ti adoriamo.

Sorgente di gioia purissima noi ti adoriamo.

Sacramento che germina i vergini noi ti adoriamo.

Sacramento che dà forza e vigore noi ti adoriamo.

Pregustazione del banchetto celeste noi ti adoriamo.

Pegno della nostra risurrezione noi ti adoriamo.

Pegno della gloria futura noi ti adoriamo.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi.

Hai dato loro il pane disceso dal cielo. Che porta in sé ogni dolcezza.

PREGHIAMO

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della Tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della Redenzione, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

1 Pater, 1 Ave e 1 Gloria per il Papa

Riflessione di

novembre 2022

SAN CARLO BORROMEO

E IL SACERDOTE

San Carlo Borromeo, la cui memoria si celebra il 4 novembre, nacque ad Arona, sul Lago Maggiore, nel 1538, in una nobile e ricca famiglia.

Negli anni della sua giovinezza, comprese che la santità era possibile e che la conversione della sua vita poteva vincere ogni abitudine avversa. Così egli fece della sua giovinezza un dono d’amore a Cristo e alla Chiesa, diventando un gigante della santità di tutti i tempi.

Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove fu creato cardinale a 22 anni e in seguito consacrato arcivescovo di Milano. Fu un organizzatore geniale e un lavoratore instancabile, tanto che Filippo Neri esclamò: “Ma quest’uomo è di ferro”. Organizzò la sua diocesi, curò la revisione della vita della parrocchia obbligando i parroci a tenere i registri di archivio, con le varie attività e associazioni parrocchiali. Fu instancabile nel visitare le popolazioni affidate alla sua cura pastorale e spirituale e si prese cura del suo popolo al punto che durante la peste del 1576 assistette personalmente i malati. Si impegnò soprattutto nella formazione del clero creando il seminario maggiore e minore. Egli era consapevole che una seria e credibile riforma doveva cominciare proprio dai Sacerdoti, affinché avesse effetti benefici e duraturi sull’intero Popolo di Dio.

In un suo celebre discorso (cf. Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178) parlando proprio della santità del Sacerdote diceva:

«Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all'impegno della propria vocazione.

Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all’altezza del suo ufficio?

Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?

Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.

Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico.

Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che, essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica, tu perda ogni credibilità.

Eserciti la cura d’anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso.  Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso.

Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e “tutto si faccia tra voi nella carità” (1Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto, ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri».

L’Eucaristia e il Crocifisso hanno immerso san Carlo nella carità di Cristo, e questa ha trasfigurato e acceso di ardore tutta la sua vita, ha riempito le notti passate in preghiera, ha animato ogni sua azione, ha ispirato le solenni liturgie celebrate con il popolo, ha commosso il suo animo fino a indurlo sovente alle lacrime.

Chiediamo al Signore Pastori santi che, come san Carlo, sappiano prendersi cura del popolo di Dio e in modo particolare dei sacri ministri. Sappiano amarli, comprenderli, riprenderli al momento opportuno e spronarli a lavorare con dedizione nella vigna del Signore.

Signore, manda santi Sacerdoti alla tua Chiesa!

DON CARLO BRAGA

SACERDOTI SANTI? TANTISSIMI!!!

Un’amicizia tutta salesiana

Pochi giorni prima della sua morte (3 gennaio 1971), parlando ai novizi di Canlubang (Filippine), il cuore di don Carlo fa un gran balzo indietro di nostalgia. Si rivede ragazzetto a Sondrio, nell’Istituto Salesiano: era stato incaricato di prendersi cura della cameretta di don Rua, primo successore di don Bosco, di passaggio in quella città. Gli si era presentato felice e don Rua gli aveva preso le mani e, tenendole strette nelle sue, gli aveva sussurrato, con un timbro di voce indimenticabile: «Carlo, Carlo, noi staremo sempre insieme». Quello sguardo gli aveva perforato l’anima come un raggio di luce.

Dall’Italia alla Cina

Nato a Tirano, in provincia di Sondrio, il 23 maggio 1889, rimane orfano di madre fin da fanciullo. Gli piace il clima di famiglia sperimentato nella casa salesiana di Sondrio; si affeziona a don Bosco e alla sua missione e decide di stare per sempre con lui. A diciassette anni fa i voti religiosi e a Torino compie i suoi studi di filosofia nel Liceo di Valsalice, dove ha come insegnanti don Cimatti, futuro apostolo del Giappone, e don Cojazzi, conosciutissimo apostolo dei giovani. Sull’Italia intanto si abbatte la guerra; il giovane Carlo Braga viene raggiunto dalla cartolina precetto e inviato al fronte: tre anni di vita dura e rischiosa in trincea. Alla fine della guerra viene colpito dall’epidemia della spagnola: fa voto a Maria Ausiliatrice che se si salva sarebbe partito missionario per la Cina. Raggiunge a Shiu Chow, nel sud della Cina, il vescovo salesiano e primo martire, monsignor Luigi Versiglia, che intuisce subito le doti educative di don Braga e gli affida la direzione della «Don Bosco Middle School». Don Braga vi esplica tutte le sue attività pedagogiche, musicali, educative, ricreative. Ne fa un vivaio di vocazioni, un terreno di collaudo per il lancio dei missionari nel fronte fluido del Regno di Dio, un luogo di rodaggio per i catechisti cinesi nei villaggi pagani.

Ispettore salesiano

Don Braga, all’età di 40 anni è chiamato a sostituire l’ispettore salesiano don Canazei, eletto vescovo. Il nuovo Ispettore letteralmente esplode di slancio missionario: conosce la lingua e i costumi cinesi, intreccia una fitta rete di amicizie e di conoscenze, utilizza le belle doti che gli ha dato il Signore, ama i giovani come pochissimi altri, è imbevuto fino all’osso di ottimismo e di spirito salesiano. Le missioni salesiane della Cina sotto la sua direzione conoscono un’improvvisa epoca d’oro e una fioritura rigogliosa: l’orfanotrofio e le scuole a Macao, a Hong Kong sorgono cinque grandi e modernissime scuole con una popolazione scolastica di circa 10.000 allievi.

Si spinge coraggiosamente nel nord della Cina e impianta l’opera salesiana nella capitale Pechino: l’opera è per gli orfani, per i ragazzi poveri e abbandonati che in quegli anni vagano numerosissimi nelle strade o muoiono di fame. A Pechino si realizza il sogno profetico di don Bosco che molti anni prima aveva visto i Salesiani insediarsi in quella vastissima capitale.

Una lampada che arde e che splende

Era ormai ispettore da vent’anni, quando si abbatte sulla Cina la tremenda bufera comunista. Don Braga si trova nell’occhio del ciclone. Il comunismo spazza via tutto. Su suggerimento del Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone, don Braga dirotta il suo lavoro verso il sud-est asiatico e in tre anni dà inizio all’opera salesiana nelle Filippine. Incoraggia la bontà e l’allegria dovunque va. Conserva una santa amicizia per tutte le famiglie dei confratelli, dei benefattori e degli alunni. Durante tutto il suo lungo apostolato in cui dà vita a così tante istituzioni rimane sempre povero, ma ha il dono divino di circondarsi di amici e benefattori sia in Cina sia nelle Filippine, che condividono volontariamente e generosamente ciò che Dio aveva loro donato. Incanta tutti con la sua generosità e con la sua gratitudine, dettate dal suo grande cuore. Alla base di tutte queste straordinarie qualità ed imprese da lui compiute c’è un lato sconosciuto, ma che indubbiamente costituisce la forza che lo rende il buon Padre che tutti conoscono: la sua intima unione con Dio, il suo amore per Gesù, una volontà segreta di donarsi al Signore come olocausto.

Don Braga ha 63 anni e sente che è tempo di tirare i remi in barca. La sua lampada, rimasta sempre accesa in mezzo alle tempeste, dà una luce sempre più spirituale. Come semplice confratello si dedica a un’opera più fine: quella di confessore dei giovani e di direttore spirituale di anime consacrate. Aveva partecipato a sette Capitoli Generali della Società Salesiana, portandovi una nota tutta sua di entusiasmo, di gioia e di ottimismo; conosceva la Congregazione come i vecchi salesiani della scuola di don Bosco; era stato un pioniere del Regno di Dio. Poteva quindi dire sorridendo ai giovani novizi filippini che pensava al Paradiso come se già lo possedesse.

Il Signore volle che la sua morte lasciasse la stessa impressione che egli aveva sempre trasmesso in vita: sempre allegro, pronto a tutto, osservante nei suoi doveri religiosi e sempre puntuale dovunque lo chiamasse il dovere. E così, alle 5,30 del mattino del 3 gennaio 1971, solennità dell’Epifania in cui si commemora il Missionario di tutte le nazioni, questo missionario dinamico rende la sua anima a Dio.

Di lui è avviata la causa di beatificazione, nella convinzione che la Famiglia Salesiana e la Chiesa che è in Cina e nelle Filippine riconoscono in don Carlo Braga un esempio di vita missionaria da imitare e da seguire; un modello di vita evangelica vissuta per il bene dei fratelli e di santità, segno della paterna bontà di Dio.

Un testimone d’eccezione

“Noi eravamo lì, in piedi, e lui era seduto. Mia madre si sedette davanti a lui. Io restai in piedi. Mia madre iniziò a parlare. Invece di perorare la sua causa e vendere al meglio la sua merce, iniziò a mettere in guardia il suo cliente: «Guardi, padre, questo ragazzino non è più tanto bravo. Forse non è adatto per essere accettato qui. Io non vorrei che lei fosse ingannato. Ah, sapesse quanto mi ha fatto disperare in quest’ultimo anno! Non sapevo proprio cosa fare. E se farà disperare anche voi qui, me lo dica pure, che io verrò a riprenderlo subito».

Don Braga diceva che di cinese sapeva tre dialetti: ma li parlava tutti e tre insieme. Certamente il shanghaiese non era il suo forte. Invece di rispondere mi guardava negli occhi. Io pure lo guardavo, ma a testa bassa. Mi sentivo un imputato, anziché difeso dal mio avvocato. Ma il giudice era dalla mia parte. Con lo sguardo mi ha profondamente capito subito e meglio di tutte le spiegazioni di mia madre. Egli stesso, scrivendomi parecchi anni più tardi, si applicava le parole del vangelo: «Intuitus, dilexit eum» («Fissatolo, lo amò»). E da quel giorno non ebbi più dubbi sulla mia vocazione”. Così il futuro cardinale Joseph Zen, racconta il suo incontro con don Braga e l’inizio della sua storia vocazionale.

Autore: Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore

PER I SACERDOTI DEFUNTI

PREGHIAMO

O Gesù che alla beata Maria Teresa Casini hai rivelato l’insondabile amore del Tuo Cuore per il sacerdozio ministeriale: “Il Sacerdote è parte delle mie viscere, pupilla dei miei occhi; il carattere sacerdotale è al di sopra di qualunque dignità. Io ho chiamato queste anime al mio servizio, dando loro una vocazione sublime, le ho circondate di lumi e grazie dello Spirito Santo e le ho messe in mezzo alla società, affinché, trattando continuamente con essa, mi fossero come tanti canali in cui le anime passassero per venire al mio Cuore”, abbi pietà delle anime dei Sacerdoti per le quali non prega mai nessuno.

Essi hanno battezzato, evangelizzato, amministrato il Tuo perdono, reso presente il sacrificio della Croce mediante la celebrazione dell’Eucaristia, accompagnato nella vita chiunque lo richiedesse, hanno preparato i moribondi all’incontro con Te, hanno celebrato le esequie e offerto preghiere di suffragio per tutti i defunti e ora più nessuno li ricorda.

Noi ti preghiamo: sii misericordioso con ciascuno di essi; non tener conto dei loro peccati, delle loro debolezze, delle loro fragilità ma ammettili alla visione del Tuo volto. Amen

Ripeti per dieci volte: “Sacro Cuore di Gesù, ti affidiamo dei Sacerdoti defunti in modo particolare quelli più dimenticati e più bisognosi della tua misericordia”.

LA VITA:

UNA CACCIA AL TESORO

Tra le varie manifestazioni d'una festa si era indetta una caccia al tesoro.

Uno strano concorrente non voleva iniziare a giocare se prima non avesse ricevuto spiegazione di tutti i passaggi necessari per arrivare al tesoro.

Gli organizzatori si premurarono di dirgli che non occorreva conoscere in anticipo tutti i passaggi da fare per arrivare al tesoro, si doveva solo partire obbedendo alla prima istruzione per la prima mossa. Ogni altra mossa avrebbe trovato spiegazione e suggerimento dalla precedente.

Contento del chiarimento, iniziò il gioco. Man mano che proseguiva incontrava volta per volta direttive e avvertimenti per continuare il gioco fino alla fine.

La vita è proprio una caccia al tesoro che puoi concludere vittoriosamente se la vivi momento dopo momento, tappa dopo tappa, giorno dopo giorno. Ad ogni passaggio, in ogni circostanza della vita che ti si presenta, tu puoi trovare la luce giusta e necessaria per continuare fino al nuovo passaggio.

Vivi l'attimo presente e potrai con serenità trovare il bandolo della matassa e, passo-passo, dipanarla tutta. Non ti venga in mente di saltare un qualunque passaggio, perderesti l'orientamento. La volontà di Dio non manca mai di rivelarsi ad ogni singolo passaggio.

Dio è più interessato di me e di te a farci trovare quel tesoro che, sia nella ricerca che nella sua scoperta, è lo scopo della mia e della tua vita. E via, via t'accorgerai che sia il traguardo, come ogni singola tappa del percorso hanno la medesima importanza, l'identico valore: è lo stesso Gesù che è via, verità e vita; è luce, percorso e traguardo di ogni battito del cuore e di ogni respiro.

ti cerco dall'aurora,

O Dio, Tu sei il mio Dio,

di Te ha sete l'anima mia.

Elsa e Antonella:

due giovani vite offerte al Signore

per la santificazione dei Sacerdoti

nella famiglia

delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù

"Canterò senza fine

l'amore del Signore".

VEGLIA DI PREGHIERA

IN PREPARAZIONE ALLA PRIMA PROFESSIONE RELIGIOSA

DI ANTONELLA ED ELSA

COME OBLATE DEL SACRO CUORE DI GESU'.

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